UniBo, corsa al Rettore. Giuliana Benvenuti: "Il mio Ateneo tra ricerca e formazione"

Il programma della docente di Filologia e Italianistica candidata. "Non servono competizioni tra dipartimenti, ma spazi adeguati per gli studenti"

Giuliana Benvenuti, docente di Filologia e Italianistica, candidata rettore

Giuliana Benvenuti, docente di Filologia e Italianistica, candidata rettore

Bologna, 17 giugno 2021 - Il futuro dell’Alma Mater in ballo. Per guidare l’Università, fra i cinque volti candidati a succedere all’attuale Rettore Francesco Ubertini, c’è Giuliana Benvenuti, professoressa ordinaria del dipartimento di filologia classica e italianistica. La docente svolge anche ricerche in ambito della letteratura contemporanea e dei rapporti tra letteratura e media. È poi rappresentante in Senato Accademico dell’Area 4 e vice-direttore del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dal 2015.

Professoressa Benvenuti, capisaldi del suo programma sono la formazione, la ricerca e gli spazi. Cosa si può fare per migliorare? "In ordine, per una formazione di più alto livello occorre una interlocuzione forte con il Ministero, per revisionare classi di laurea. La pandemia ha accelerato molti processi fra cui l’utilizzo delle nuove tecnologie, la trasformazione digitale. Nella mia idea continuerà ad essere imprescindibile la didattica in presenza, ma integrata con le diverse forme che ora abbiamo a disposizione. Per la ricerca invece l’ambizione deve tendere sempre più all’internazionalizzazione. Questo esige un’opera di mitigazione della verticalità dei dipartimenti per mettere tutte le nostre energie a servizio di progetti comuni e condivisi. I dipartimenti non devono competere fra loro, perché noi siamo l’Università di Bologna e non le sue singole scuole".

E per gli spazi? Quali le criticità? "Abbiamo carenza di aule, di biblioteche attrezzate, di laboratori. Con i fondi del Pnrr occorre pensare anche all’edilizia universitaria con una progettazione di concerto con le città in cui ci troviamo come multicampus".

A differenza di altri suoi colleghi, lei ha inoltre ribadito la necessità di una riforma dello Statuto. Perché? "Alla base c’è un tema di condivisione di decisione ed obiettivi strategici che è portante per la mia visione inclusiva e partecipata dell’università. Servono corpi intermedi fra l’Ateneo e le strutture, serve consolidare e aumentare la presenza di personale tecnico amministrativo e studenti nei tavoli di lavoro. Perciò ritengo necessaria, previa verifica delle condizioni e agibilità politica, una riforma statutaria in breve tempo senza percorsi estenuanti".

E qui si inquadra la sua volontà di aumentare il numero di prorettori e prorettrici? "Il governo di Ateneo attuale prevede otto prorettori e prorettrici. Altre Università delle nostre dimensioni arrivano ad averne anche 14. E per la nostra dimensione multicampus è necessario un ripensamento sotto questo punto di vista come oggetto di riforma dello statuto. Diversamente immagino cinque figure con deleghe forti: alla qualità ambientale e architettonica, alle politiche di equità e diversità, alle infrastrutture di ricerca, semplificazione degli adempimenti amministrativi e digitalizzazione e open science".

Sono poi in arrivo risorse consistenti con il Pnrr. Come immagina il posizionamento dell’Ateneo rispetto ad esse? "L’UniBo, per le sue caratteristiche e il suo essere multicampus, ha tutte le carte in regola per intercettare e competere nel modo migliore in tutte le linee nazionali del Pnrr. Ciò di cui abbiamo bisogno, per consolidare la nostra posizione anche relativamente a queste risorse, è accertarci, collaborando e vigilando sulle politiche ministeriali, che siano stabilite giuste misure nel fondo per il finanziamento ordinario, che ci consentano di fare reclutamento e assicurare eque progressioni di carriera, consolidando gli scatti stipendiali all’interno dell’Ffo. Se in questi anni assicureremo una crescita organica dell’università, potremo dire di avere ottenuto un risultato per il futuro".  

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