Unibo, i laureati trovano lavoro più facilmente

Rapporto Almalaurea: l'Università di Bologna conferma la sua attrattività: crescono le percentuali di chi arriva da fuori regione e dei laureati internazionali

Rapporto Almalaurea conferma l'attrattività dell'Unibo (FotoSchicchi)

Rapporto Almalaurea conferma l'attrattività dell'Unibo (FotoSchicchi)

Bologna, 6 giugno 2019 - L’Alma Mater attrae e anche molto con un numero di laureati fuori sede che supera di gran lunga la media nazionale e di laureati internazionali che bussano in via Zamboni. Risultati molto buoni anche per la condizione occupazionale, con punteggi superiori alla media nazionale. A scattare dello stato di salute dell’Alma Mater è il XXI rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati realizzato dal Consorzio interuniversitario AlmaLaurea.

Oltre 280 mila i laureati presi in considerazione di questi 18.326 sono dell'ateneo bolognese: 9.656 di primo livello, 6.447 magistrali biennali e 2.136 a ciclo unico. I rimanenti sono laureati del corso pre-riforma in Scienze della Formazione primaria o in altri corsi pre-riforma. “Questi numeri – commenta il rettore Francesco Ubertini – premiano il forte e costante impegno dell’Alma Mater sulla qualità della didattica e i servizi agli studenti. I numeri sulla condizione occupazionale, poi, provano ancora una volta che la formazione universitaria viene tenuta in alta considerazione dal mondo del lavoro: in un paese come l’Italia, al penultimo posto in Europa per numero di laureati, si tratta di un dato che non possiamo permetterci di sottovalutare”.  

Unibo, il profilo dei laureati

Qui spicca la forte attrattività dell’Alma Mater: il 45,9% dei laureati Unibo proviene da fuori regione (+43,2% e più del doppio rispetto alla media nazionale che si ferma 22,7%). In particolare, è fuori sede il 40,4% dei laureati triennali e il 54,8% dei laureati magistrali biennali. Cresce poi il numero di laureati con cittadinanza estera (5,4%, nel 2018 erano il 4,9%), con una forte presenza (8,3% contro il 4,9% di media nazionale) tra i laureati magistrali. Molto sopra la media nazionale sono i laureati in corso: il 65,7% chiude gli studi entro i tempi previsti contro il 53,6% del Paese. In particolare si laurea in corso il 67,6% di chi si iscrive a una triennale (53,9% la media nazionale) e il 68,9% di che sceglie una magistrale biennale (60,1% la media nazionale). L'età media alla laurea è 25,2 anni per il complesso dei laureati, nello specifico di 23,9 anni per i laureati di primo livello e di 26,7 anni per i magistrali biennali. Altro punto di forza che emerge è la possibilità data ai laureati di svolgere un'esperienza di studio all'estero: 16,7% contro una media nazionale dell'11,3%. Tra questi c'è un 12,7% di laureati triennali (8,2% la media nazionale) e un 21,5% di laureati magistrali biennali (15,9% la media nazionale) che sale al 29,6% se si considerano anche i laureati magistrali con un'esperienza all'estero solo nel corso della laurea triennale. Il 58,5% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: 58,4% tra i laureati di primo livello e 62,3% tra i magistrali biennali (valore, quest’ultimo, che cresce al 78% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio). L'89,7% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria bolognese nel suo complesso (era l'88,7% lo scorso anno). In particolare, l’87,3% dei laureati Unibo lo è del rapporto con il corpo docente e l’86% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, l’80,8% dei laureati che le ha utilizzate considera le aule adeguate. Il 72,9% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre il 14,9% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.  

Unibo, laureati e lavoro

Questa fetta di indagine riguarda 32.111 laureati e si concentra sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2017 intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello usciti nel 2013 e intervistati dopo cinque anni. Considerando i  triennali che, dopo l’alloro, non si sono mai iscritti ad un nuovo corso di laurea (35,7%), a un anno dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione è del 73,8% (media nazionale del 72,1%). Tra gli occupati, il 25,8% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 19,2% ha invece cambiato lavoro; il 54,9% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 19,4% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 45,7% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). L’11,7% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Il lavoro part-time coinvolge il 27,4% degli occupati. Per quanto riguarda invece i laureati di secondo livello del 2017, quelli contattati a un anno dal titolo sono 8.509 (di cui 6.255 magistrali biennali e 2.237 magistrali a ciclo unico). Tra questi, il tasso di occupazione è pari al 73% (la media nazionale si ferma a 69,4%). Il 19,7% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 16% ha invece cambiato lavoro; il 64,2% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 20,4% degli occupati può contare su un contratto a tempo indeterminato, mentre il 39,1% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto a tempo determinato). Il 10,3% svolge un’attività autonoma. La retribuzione è in media di 1.170 euro mensili netti. I laureati Unibo del 2013 contattati a cinque anni dalla laurea sono invece 6.962. Tra questi, il tasso di occupazione è pari all’87% (85,5% il dato nazionale). Gli occupati assunti a tempo indeterminato sono il 52,4%, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 19,9%. Svolge un lavoro autonomo il 19,7%. Il lavoro part-time coinvolge il 15,7% degli occupati. Le retribuzioni arrivano in media a 1.462 euro mensili netti.

Ma dove vanno a lavorare? Il 72,8% dei laureati è inserito nel  privato, mentre il 20% nel pubblico. La restante quota (6,8%) lavora nel non-profit. L’ambito dei servizi assorbe il 75,8% dei laureati occupati, mentre l’industria ne accoglie il 22,2; l’1,1% lavora nel settore dell’agricoltura.  

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