Uno Bianca, è guerra tra Savi e la Mikula

Il killer querela la ex per il libro "diffamatorio e calunnioso". La replica: "Raccontare la sua vita privata gli crea più disturbo dei 24 omicidi"

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di Nicola Bianchi

C’eravamo tanto amati, un tempo. Ci odiamo tanto, oggi. Fabio contro Eva. Eva contro Fabio. Se non ci fossero morti ammazzati e feriti gravi, sangue e orrore gratuiti, sarebbe l’ideale trama da soap opera. Purtroppo la storia racconta tutt’altro, in mezzo a questa maledetta vicenda chiamata Uno Bianca ci sono 24 croci e oltre 100 feriti lasciati sulla strada, oltre alle loro famiglie che ancora oggi pretendono verità e giustizia. Fabio (Savi) e Eva (Mikula), ex compagni di vita, oggi dialogano a suon di accuse e affondi. L’ultima è stata la querela sporta da uno dei tre sanguinari killer – rinchiuso nel carcere di Bollate dal 1994, con una condanna all’ergastolo da scontare e nessun permesso premio concesso – alla donna per alcuni passaggi pubblicati nel suo libro Vuoto a perdere uscito la scorsa primavera.

"Diffamato". Contenuti ritenuti da Savi diffamatori e calunniosi, laddove viene accusato dalla Mikula di "reati inesistenti", e soprattutto di "avere tenuto nei suoi confronti comportamenti violenti mai avvenuti e di cui non vi è la minima prova". Alla procura di Milano, dove attraverso l’avvocato Fortunata Copelli è stato depositato l’atto, viene chiesto anche il ritiro immediato del libro.

Qui Eva. Non si è fatta attendere la piccata replica della Mikula: "Una denuncia – ha spiegato all’Ansa – già accennata prima della pubblicazione del libro nella sua lettera aperta pubblicata il 29 gennaio", cui ha fatto seguito "una lettera privata dopo avergli spedito il libro (28 marzo) dove conferma la sua intenzione di mettersi contro di me se non gli do ascolto", prosegue. "Parlare e raccontare la vita privata in pubblico, a Fabio Savi crea disturbo e rabbia più dei 24 omicidi commessi. Attendo con fiducia il provvedimento del giudice".

Gli odiatori. Altra storia, altro capitolo. Nelle scorse settimane i Savi sono stati oggetto di frasi terribili di qualche utente social. Il tutto nasce dopo una trasmissione tv sugli orrori della Uno Bianca pubblicizzata su un gruppo social. Con tanto di numerosi commenti. Tra questi, come segnalato dall’avvocato di Fabio Savi, alcuni "beceri" e che gettano altro odio: "valutiamo azioni legali". "Si è parlato tanto delle scuse mai ricevute da parte di Fabio alle famiglie delle vittime, – spiega la Copelli – ma nessuno pone i riflettori sulle frasi pubblicate anche a distanza di 27 anni. Ne cito solo qualcuna e lascio ai lettori la giusta considerazione: Da dare in pasto ai maiali; Ci voleva la pena di morte; Tagliarli il capo sarebbe stato sempre troppo poco; peccato non ci sia la sedia elettrica". La Magistratura di Sorveglianza, aggiunge, scrive che "Savi riconosce I’ovvia portata abnorme del danno e comprende tutti i deleteri ed effetti della vittimizzazione secondaria ma alla luce della misura del danno stesso tende a vivere questa sofferenza in modo sommesso evitando di esporre agli operatori e temendo di sembrare strumentale il proprio vissuto". Il suo percorso rieducativo, conclude il legale, "ha avuto effetti positivi senza violare i principi costituzionali che giornalmente e pubblicamente vengono violati proprio da chi si aspetta le scuse".

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