Valbruzzi: "Qui si è sentita la competizione"

L’analisi del politologo: "La gara vera ha spinto i nostri concittadini a recarsi alle urne più che altrove"

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di Rosalba Carbutti

L’affluenza è in calo. Ma a Bologna e in Emilia-Romagna è molto più alta che nel resto d’Italia. Un buon segno?

"Le percentuali sono inferiori rispetto al 2018 – commenta Marco Valbruzzi, politologo dell’Università Federico II di Napoli – ma in un contesto di calo di partecipazione, in Emilia-Romagna e nelle grandi città, tra le quali Bologna, la tenuta c’è. E lo scarto rispetto a quattro anni fa resta di pochi punti".

La partecipazione è comunque di dieci punti in più rispetto alla media nazionale: che cosa significa?

"Che l’Emilia-Romgna e la Toscana sono le uniche zone dove si è sentita di più la competizione. Al di là del civismo, tipico di Bologna e della nostra regione, quello che ha spinto i bolognesi ad andare al voto è stata la gara aperta che ha stimolato la partecipazione".

Ciò dimostra che le roccaforti rosse non esistono più?

"La contendibilità c’è. E l’unico fortino rosso è quello dentro le mura bolognesi. A fronte di dati ancora provvisori (l’intervista è stata realizzata prima delle 2 di notte, ndr) sotto le Due Torri si può ancora parlare di seggi abbastanza blindati per il Pd e il centrosinistra. Se guardiamo, invece, a Modena e Carpi i risultati sono più incerti".

Quindi di fronte alla vittoria del centrodestra a livello nazionale, come giudica il risultato a Bologna e in Emilia-Romagna?

"Possiamo considerarlo solo un piccolo fortino di ’resistenza’ rispetto a Fratelli d’Italia. Un fortino molto meno rilevante rispetto alle attese e questo a causa di una strategia completamente sbagliata rispetto alle alleanze". La sinistra ha pagato ancora la sua frammentazione?

"Sì. L’errore è imputabile alla strategia del Pd. Aver mollato l’idea del campo largo con il Movimento 5 Stelle soprattutto, ma anche la rottura col Terzo Polo, ha spianato la vittoria al centrodestra e disorientato il centrosinistra".

Sommando i risultati di Pd, 5 Stelle, Terzo Polo si supererebbe il centrodestra...

"Appunto. Questa è la dimostrazione degli errori del Pd".

Il Pd al Senato in città (dati provvisori) veleggia attorno al 30 per cento, comunque molto sopra rispetto al dato nazionale.

"Un dato superiore al 2018, quando ci fu il dato peggiore del Pd con Matteo Renzi. Ma è comunque più basso rispetto a quello delle Europee e a quello delle Regionali 2020 dove i dem hanno raggiunto il 35 per cento".

Visti i risultati, Enrico Letta dovrebbe dimettersi?

"Di fronte a un errore strategico così plateale, il Pd non può far finta di nulla. E il Pd locale avrebbe dovuto farsi valere di più sulle candidature. Quelle prescelte pare non siano riuscite ad allargarsi rispetto al centrodestra".

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