Villa Inferno Bologna: Bacci 'fa festa' anche agli arresti domiciliari

Nottata a casa del padre con Campioni e due donne, una indagata per aver fornito la droga. Le telefonate intercettate: "Porta le castagne"

Davide Bacci davanti alla piscina di Villa Inferno

Davide Bacci davanti alla piscina di Villa Inferno

Bologna, 17 gennaio 2021 - Un ’mini-festino’ a casa dell’anziano padre, nonostante fosse già ai domiciliari. È quello che ha coinvolto, secondo la Procura, Davide Bacci, l’imprenditore 49enne padrone di Villa Inferno finito prima in carcere e poco dopo ai domiciliari (ma appunto a casa del padre, e non nella villa dei festini) a settembre dell’anno scorso. Accusato di induzione alla prostituzione minorile, spaccio e produzione di materiale pornografico minorile, Bacci proprio venerdì si è visto tra l’altro rigettare dalla Cassazione la richiesta di revoca della misura, presentata per conto suo dai suoi avvocati Roberto D’Errico e Giovanni Voltarella; nei giorni scorsi gli è stata anche inasprita la misura dei domiciliari (stop dal giudice al permesso di andare al lavoro), dopo essere stato sorpreso mentre acquistava una lavatrice in un centro commerciale. E adesso, due degli indagati del nuovo filone dell’indagine su Villa Inferno, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti – i carabinieri della Bologna centro sono coordinati dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso –, avrebbero preso parte alla festicciola ristrettissima avvenuta a casa del padre di Bacci il 28 ottobre scorso. Presenti solo quattro persone: Bacci, Campioni e due donne, tra cui una, la 44enne odierna indagata, è accusata di avere organizzato l’incontro e di avere procurato la cocaina per la serata, nonostante la misura cautelare che impediva a Bacci, tra le altre cose, di comunicare con persone non conviventi. Prova del presunto incontro sarebbero alcune conversazioni telefoniche captate dagli inquirenti ("Porta le castagne", viene raccomandato all’indagata dall’altra donna, mentre il giorno dopo Campioni le rivela di avere dimenticato "il portadocumenti" e lei gli suggerisce che potrebbe averlo "lasciato a casa di Baz", soprannome di Bacci) e le localizzazioni delle utenze telefoniche in uso dai due. Queste infatti avrebbero agganciato la cella di Pianoro dalle 21 del 28 ottobre alle 3.30 della mattina successiva. In ogni caso, il giudice per le indagini preliminari Letizio Magliaro ha sottolineato che sebbene ci siano indizi di un "possibile coinvolgimento dell’indagata in una presunta fornitura di cocaina", non risulta la gravità necessaria per disporre una misura cautelare. Esigenza cautelare che, per quanto riguarda Gianluca Campioni, è legata esclusivamente all’attività di spaccio che gli attribuisce l’accusa, dato che gli altri reati contestati – induzione alla prostituzione minorile, produzione di materiale pornografico minorile e tentata truffa – non correrebbero, per il gip, alcun rischio di essere reiterati. La truffa, perché risulta essere "un unicum", e per la circostanza del rapporto sessuale con una minorenne filmato e poi divulgato ad altre persone, perché "non è possibile ravvisare alcun pericolo di reiterazione". Questo, illustra il giudice, dal momento in cui a Villa Inferno "non risultano altre minori tra le ragazze che svolgevano attività di prostituzione e cui veniva ceduta la droga". Dunque non si può dire che "l’attività riscontrata ruotasse intorno alla ricerca e allo sfruttamento di soggetti di minore età", né risultano interessamenti analoghi "da parte del Campioni". Infine, "filmare i rapporti sessuali" a Villa Inferno era "prassi diffusa", prosegue il gip nell’ordinanza di 30 pagine in cui dispone le misure cautelari, ma la "natura illecita (della pratica, ndr ) è collegata necessariamente alla minore età". Circostanza che appunto non era "abituale, reiterata e perseguita" dai frequentatori dell’abitazione di Bacci.

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