Zaki, processo rinviato "Ma spero che vada bene"

Ieri a Mansura, in Egitto, l’udienza a porte chiuse è durata appena 10 minuti. Ora in aula il 6 aprile. L’universitario: "La prima cosa che farò? Tornerò a Bologna"

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"Speriamo che qualcosa di buono accada il 6 aprile, dato che voglio essere di nuovo a Bologna il prima possibile". Sono le prime parole pronunciate da Patrick Zaki, appena uscito dal tribunale di Mansura, in Egitto, dove l’udienza decisiva del processo che lo vede imputato per diffusione di notizie false è stata rinviata al prossimo 6 aprile. Patrick, con il suo solito codino, un cappotto, pantaloni e cravatta blu, una camicia bianca e mascherina chirurgica, ha atteso circa mezz’ora nella "gabbia degli imputati", prima che iniziasse l’udienza, durata appena un quarto d’ora: quando la sua avvocata principale, Hoda Nasrallah, "ha dichiarato di volere che il pubblico partecipasse, come avvenuto in passato – ha spiegato Zaki – il giudice le ha chiesto se veramente lo volesse e lei ha risposto di sì e lui ha chiesto di posporre l’udienza. Penso che stiano provando a prender tempo per la decisione finale, poi vedremo cosa succederà", ha aggiunto riferendosi implicitamente al giudice monocratico e altri responsabili egiziani. Lo studente egiziano dell’Alma Mater è uscito lo scorso 8 dicembre dal carcere, dove ha già trascorso 22 mesi in detenzione cautelare.

Fuori dal tribunale, ad attendere l’esito, era presente anche una delegazione di diplomatici stranieri, tra cui due italiani, ha insistito inutilmente per assistere in aula allo svolgimento dell’udienza, celebrata a porte chiuse. I diplomatici (oltre ai due italiani, in arrivo anche da Usa, Germania, Spagna, Belgio oltre una legale in rappresentanza dell’Unione europea) sono intervenuti nell’ambito di un monitoraggio processuale europeo di cui l’Italia è promotrice.

Questo ennesimo rinvio è stato un’altra doccia fredda per Patrick, che prima dell’udienza si era detto "un pò ottimista", sperando in "qualcosa di buono, che chiudano il caso e prendano la decisione finale", aveva anche annunciato la volontà di tornare subito a Bologna, aggiungendo che avrebbe per prima cosa fatto un giro "in Piazza Maggiore e poi all’università".

"Ancora una volta non possiamo che attendere, vigilare, impegnarci attivamente, augurando a Patrick tutta la tenacia e la lucidità che gli serviranno per reggere a questo ennesimo rinvio. Patrick sa che siamo con lui, che tutta l’Alma Mater lo sostiene e lo attende, con un affetto piu’ forte che mai", ha commentato l’esito dell’udienza il rettore Giovanni Molari. "Seguiamo con grande attenzione questa fase, che ci auguriamo porti presto alla liberazione di Patrick Zaki – ha twittato il sindaco Matteo Lepore –. Bologna continuerà ad aspettarti, speriamo di riabbracciarti presto. Forza!". Mentre il deputato Pd Andrea De Maria ha definito quello di Zaki "un calvario giudiziario. Una offesa ai diritti umani ed ai principi democratici".

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