Fabbri: un’amarena tira l’altra. La mostra sui cent'anni, guarda le opere

100 candeline spente con arte FOTO Le opere storiche - Premio Fabbri

Il vaso per i 100 anni di Amarena Fabbri

Il vaso per i 100 anni di Amarena Fabbri

Bologna, 7 novembre 2015  - Dall’Emilia al mondo con un cestino di amarene. Anzi, con una serie di vasi di Amarena Fabbri, in ceramica a decori liberty blu su fondo bianco, realizzati negli anni ’20 e ’30 dalla famosa Bottega Gatti di Faenza. E’una storia di famiglia, di genio imprenditoriale, di sensibilità artistica e di leccornie quella che viene raccontata, in Palazzo Pepoli Campogrande di Bologna, dalla doppia mostra (vernice domani alle 17,30; apertura al pubblico da martedì) Un secolo di Amarena. Dove la maiuscola si impone e dove l’aggettivo ‘doppia’ va spiegato. Due esposizioni in una, poiché il salone del primo piano allinea 26 opere di altrettante artiste contemporanee italiane e straniere (donna anche la curatrice, Lea Mattarella; tutto al femminile), ispirate al popolarissimo mito dolciario e in corsa per la quinta edizione del Premio Fabbri (domani la premiazione - FOTO); mentre nell’ultima delle quattro sale, dopo i prototipi dei vasi, si incontrano alcuni documenti dell’attività e delle iniziative dell’azienda, a cominciare dall’immagine che rievoca il cartone animato Salomone il pirata pacioccone, trasmesso in Carosello per un decennio, dal 1965, testi e musiche di Francesco Guccini, disegni di Bonvi (FOTO).

Adesso bisogna spiegare bene quale secolo rievoca la doppia mostra. Non quello della nascita dell’azienda Fabbri, ma i cent’anni dall’invenzione che l’avrebbe resa leader mondiale nel settore: nel 1915 Rachele Buriani, moglie di Gennaro Fabbri, il fondatore di tutto (battezzato così perché era nato in gennaio, nell’anno dell’unità d’Italia), inventa la ricetta dell’amarena. «La ditta – spiega Nicola Fabbri, quarta generazione, che la guida insieme agli altri pronipoti del capostipite, Andrea, Paolo e Umberto– era stata aperta dal bisnonno Gennaro nel 1905, a Portomaggiore, nel ferrarese. ‘Premiata Distilleria Liquori G. Fabbri’, era l’insegna, una drogheria con annessa tinaia, un locale per far fermentare il mosto». Un inizio difficile, con un po’ di soldi prestati dal fratello maggiore. Nascono nella bottega liquori come l’Amaro Carducci e il Primo Maggio. Quando poi la distilleria produrrà il Gran Senior Fabbri, un brandy invecchiato in fusti di rovere sloveno, il successo sarà già un trionfo.

L’invenzione e la diffusione dell’Amarena avviene contemporaneamente allo spostamento dell’impresa a Bologna. Marmellate e ciliegie al liquore si fanno largo nel catalogo dei prodotti. C’è qualche cosa di magico, di alchemico in questo lavorare la frutta per trarne composte, sciroppi, confetture, canditi e gelati. E senza vestirsi da critici d’arte, il vaso in filo di ferro della giapponese Chizu Kobayashi e le Storie intrecciate di Ana Kapor, con il loro cielo magrittiano e il gioco tra ciliegie e palline di vetro confermano la vitalità della leggenda dei frutti dell’amarasco. Il che vale, per esempio, nella stampa fotografica Amare... di Enrica Borghi o nel Piccolo grande amare... di Tamara Ferioli. Un’amarena tira ancora l’altra.

Info: ingresso gratuito; dal 10 novembre all’8 dicembre; tutti i giorni 9-19; lunedì chiuso; tel. 335 8159218

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