Colluttori, detersivi, gel. Dietro al flacone c’è la Silte

Sono a Pianoro gli specialisti dei contenitori in plastica VIDEO l'intervista

Piero Buzzi, presidente di Silte, nipote del fondatore della Bononia Inchiostri

Piero Buzzi, presidente di Silte, nipote del fondatore della Bononia Inchiostri

Bologna, 14 ottobre 2014 - Incredibile la storia della Silte, che tecnicamente sta per Società italiana lavorazione termoplastica, più una ‘e’ finale, per puri scopi eufonici. Il nome dell’azienda non dirà molto ai più, eppure i prodotti in plastica che escono dalle sue filiere sono ben presenti nelle nostre case. Sono flaconi, bottigliette, tubetti e quant’altro possa contenere liquidi o creme appartenenti a marchi noti come lo sgrassatore Chanteclair, il detersivo per i piatti Esselunga, il detergente per le mani Coop, il detersivo per i pavimenti Winni’s e decine di altri prodotti. La storia della Silte inizia nel 1971, ma le radici arrivano al 1930: all’origine di tutto c’è un postino.

Piero Buzzi, terza generazione. Cosa c’entrano le lettere con la plastica?

«C’entra: ai tempi le lettere venivano sigillate con la ceralacca. Un materiale di alto consumo...»

E a suo nonno si accese la lampadina.

«In uno scantinato della Bolognina, in compagnia di mia nonna, si mise a produrre ceralacca e colla da carta».

I flaconi quando arrivarono?

«All’epoca la colla si vendeva nella latta. Poi negli anni ’60 si diffuse l’uso della plastica. Allora mio nonno acquistò una macchina per lo stampaggio della plastica, così da potersi produrre le proprie confezioni. Divenne bravo e alcune aziende cominciarono a chiedergli la produzione di flaconi e contenitori. Ed eccoci qua».

Quanti ne producete oggi?

«Circa 60 milioni di pezzi l’anno, di più di 200 formati diversi, tra catalogo e richieste su disegno del cliente».

Qual è vostra forza?

«Poter evadere un ordine in poche ore».

Dicono tutti così.

«Consideriamo un caso-tipo, allora. Un cliente ci chiama alle 9 del mattino, e ci chiede la fornitura di flaconi per 7 diverse tipologie. La nostra forza sta nell’aver previsto quella richiesta, studiando le costanti di mercato, e aver già prodotto e messo a magazzino quel formato in questione. Ci basterà così recuperarlo per consegnarlo in giornata».

Come ci riuscite?

«Instauriamo rapporti lunghi con i nostri clienti, e ci mettiamo in gioco continuamente su nuove sfide, come fece mio nonno».

Ci dica l’ultima.

«Nel 2007, con la crisi alle porte, decidemmo di rinnovarci da cima a fondo. Ho riunito i dipendenti, abbiamo discusso e siamo usciti da quell’assemblea convinti a rilanciare».

Cosa accadde?

«Per parte nostra abbiamo fatto uno sforzo economico immane, con l’aiuto delle banche, per rinnovare di sana pianta tutto il comparto produttivo. Macchine alle quali tutti i dipendenti si sono dedicati notte e giorno con la determinazione per innovare i nostri prodotti e migliorare la nostra efficvienza produttiva».

Ci siete riusciti?

«Abbiamo triplicato il nostro fatturato in sette anni. E oggi ci trasferiamo a Budrio, dove avremo spazio a sufficienza per crescere ancora. L’importante è credere in ciò che si fa».

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