Baggio al Bologna Fc: l'anno del fenomeno

Il 18 luglio 1997 la firma per i rossoblù: "Arrivai grazie a Gazzoni. Sono rimasto una sola stagione, ma questa città è nel mio cuore"

Baggio con la maglia del Bologna

Baggio con la maglia del Bologna

Bologna, 18 luglio 2022 - Quel pomeriggio di luglio la città fu attraversata da un brivido, da un impeto di gloria mista a follia. Come se Angiolino Schiavio, Renato Dall’Ara e tutti i numi tutelari della Storia rossoblù fossero scesi in terra per benedire quel sogno fattosi realtà che in un attimo volò dal santuario della Madonna di San Luca a Piazza Maggiore, planando sul prato del Dall’Ara. Fu Giuseppe Gazzoni, architetto di un blitz difficile anche solo da immaginare, a fare il giro dei giornalisti recapitando la notizia con voce quasi incredula: "Ho preso Baggio!". Proprio lui, Baggio Roberto da Caldogno, il Divin Codino, l’uomo dei sogni di ogni generazione pallonara, un Pallone d’Oro che all’età di 30 anni atterrava sul pianeta rossoblù a pennellare calcio. Da quel 18 luglio 1997 (il giorno dell’annuncio) che fu l’incipit di una storia bellissima e irripetibile sono trascorsi venticinque anni, un quarto di secolo che sotto le Due Torri non ha mai cancellato la memoria di quell’anno, memoria che oggi continua a riecheggiare nelle chiacchiere dei tifosi rossoblù come l’eco di una felicità perduta: "Ti ricordi dell’anno di Baggio?". Impossibile dimenticarselo.

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Baggio firma autografi al ritiro del Bologna a Sestola (Ansa)
Baggio firma autografi al ritiro del Bologna a Sestola (Ansa)

E infatti il primo che lo ha scolpito nella memoria è proprio lui, il Divin Codino. "Sono arrivato a Bologna grazie al presidente Gazzoni – dice oggi Baggio –. A dicembre (dopo i primi mesi da protagonista in rossoblù; ndr ) mi voleva l’Inter, ma l’affetto di ventisettemila persone mi fece decidere di rimanere a Bologna, per continuare a giocare in una squadra fantastica di una città altrettanto fantastica". Postilla: "A Bologna devo molto e anche se sono rimasto solo un anno la porterò sempre nel cuore. Grazie Bologna e grazie a tutti gli amici che ho incontrato". Fu Gazzoni a concretizzare la folle e visionaria idea dopo che Baggio era stato scaricato sia da Fabio Capello al Milan che da Carlo Ancelotti al Parma, club che pochi giorni prima del blitz rossoblù aveva già definito l’accordo. E invece no, Baggio arrivava sotto le Due Torri, per la gioia di una città intera e la disperazione (sigh) dell’allenatore di quel Bologna, Renzo Ulivieri, in arte Renzaccio, che quando apprese la notizia dal ritiro di Sestola fece quello che solo un allenatore ammaliato dal collettivismo applicato al pallone avrebbe potuto fare al cospetto di un simile dono: s’infuriò, pronunciando il famoso "Presidente, con Baggio retrocediamo!", che strada facendo si rivelò un abbaglio ma che era l’ardita difesa del suo Bologna operaio, la squadra dei Paramatti e dei Magoni, protagonista, l’anno prima, di una splendida cavalcata, con settimo posto, al ritorno in A.

Bologna-Milan 3-0: Baggio segna il primo gol dei rossoblù (Ansa)
Bologna-Milan 3-0: Baggio segna il primo gol dei rossoblù (Ansa)

Renzaccio in ritiro schiumava rabbia ma gli abbonamenti volarono: alla fine furono 27mila, dato mai raggiunto in oltre un secolo di storia. Quella era la Bologna che si era appena riconsegnata al sindaco Walter Vitali e che a settembre accolse la visita di Papa Giovanni Paolo II, omaggiato dalle note di Bob Dylan. Al Dall’Ara, invece, ammaliava le folle il vero Artista del pallone moderno, icona di tutti che l’intuizione di Granarolo, e dell’allora presidente Luciano Sita, pensò bene di trasformare in un testimonial d’eccezione. Fu così che il Divin Codino entrò in una stalla ad orchestrare il muggito delle mucche, spot televisivo che magnificava sugli schermi nazionali i pregi dell’alta qualità del latte Granarolo. L’alta qualità sul campo Baggio la espresse fin dall’inizio, nonostante un Bologna che nel girone d’andata non ingranò, ritrovandosi quart’ultimo a dicembre. Ma Ulivieri trovò strada facendo l’alchimia, Baggio in campionato realizzò 22 reti (suo record di sempre) e la squadra dopo il giro di boa raddoppiò la velocità di crociera, sommando ai 16 punti dell’andata i 32 del ritorno. Baggio, che al mercato di gennaio era già nel mirino dell’Inter, convolò poi a nozze con i nerazzurri a giugno, quando, grazie all’anno record in rossoblù, fu protagonista in azzurro ai Mondiali di Francia. Solo qualche mese prima, a gennaio, aveva abbandonato il ritiro alla vigilia di un Bologna-Juve, una volta appreso che il giorno dopo Ulivieri lo avrebbe fatto partire dalla panchina. Poi i due firmarono la tregua. Cose che potevano accadere solo nell’anno di Baggio.