Sinisa Mihajlovic, dalla Stella Rossa alla carriera da allenatore

Sul campo: gli esordi in Serbia e la consacrazione in serie A. In panchina: da Catania a Firenze, e poi l'arrivo a Bologna

Bologna, 16 dicembre 2022 – Dopo avere mosso i primi passi nel Borovo, società calcistica croata (regione di Vukovar, città che gli ha dato i natali) Sinisa Mihajlovic passa al Vojvodina, formazione nella quale si mette in mostra e il cui rendimento gli vale la chiamata della Stella Rossa. Col club di Belgrado Sinisa totalizza 38 presenze e 9 reti in due stagioni, arricchite e impreziosite dalla conquista della Coppa dei Campioni nel 1991. Inizia la storia di un campione, scomparso oggi all'età di 53 anni. 

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Un giovane Mihajlovic con la maglia della Stella Rossa
Un giovane Mihajlovic con la maglia della Stella Rossa

La prima società che lo porta in Italia è la Roma: dal 1992 al 1994 in giallorosso, prima di passare alla Sampdoria, dove totalizza 110 presenze, 12 gol e dove si consacra nel campionato italiano. Nel 1998 è la Lazio a volerlo con sé: quella Lazio con la quale vincerà nel 1999 Coppa delle Coppe e Supercoppa UEFA, mentre al termine della stagione 1999/2000 arriverà lo Scudetto, con i biancocelesti guidati quell’anno da Sven-Goran Eriksson. Dopo 126 presenze e 20 gol arriva il momento di salutare Roma e la Lazio: per Sini ci sono le ultime due stagioni italiane vissute con la maglia dell’Inter, insieme all’amico Roberto Mancini, del quale diverrà il vice subito dopo avere appeso le scarpe al chiodo.

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Il primo incontro con Bologna

Da primo allenatore, l’occasione per dare il via alla sua carriera arriva proprio grazie al Bologna, ai tempi gestito da Francesca Menarini: l’ex patron si affida al tecnico serbo, che verrà però esonerato il 14 aprile 2009, dopo aver preso il posto a campionato in corso di Daniele Arrigoni. Nel dicembre di quell’anno l’avventura col Catania, terminata nel maggio dell’anno successivo prima del passaggio di Sinisa alla Fiorentina. Avventura, quella in Toscana, che durerà fino al 7 novembre del 2011. Dopo la Viola ecco la parentesi alla guida della Nazionale serba, il ritorno in Italia (da allenatore della Sampdoria), al quale fa seguito la panchina del Milan, quella del Torino e anche la controversa questione relativa allo Sporting Lisbona, che finisce in tribunale.

Il ritorno sotto le torri, dieci anni dopo

Il ritorno a Bologna ha una data: è il 28 gennaio 2019 quando Sinisa, fermo dall’estate dell’anno precedente, torna in Serie A alla guida dei rossoblù. La prima stagione, iniziata con Filippo Inzaghi in panchina, si conclude con un’insperata salvezza e con un decimo posto alla fine dell’anno, frutto di un girone di ritorno da applausi. A fare da apripista a quella cavalcata la vittoria, alla prima gara da allenatore del Bologna, a San Siro, contro l’Inter, grazie alla rete di Santander. Nell’estate del 2019 comunica di avere contratto una forma acuta di leucemia mieloide. Guiderà i suoi alla prima stagionale al Bentegodi, contro il Verona, e concluderà la stagione al dodicesimo posto. Nell’annata successiva il Bologna chiude l’anno in tredicesima posizione, con Sinisa che in estate aveva permesso al club rossoblù di portare sotto le Due Torri Marko Arnautovic, reduce dalla parentesi cinese, mentre il 6 settembre 2022, dopo un avvio di campionato deludente, ecco la decisione del Bologna di sollevare Sinisa dall’incarico, con il contratto in scadenza il 30 giugno 2023. La sua avventura bolognese, comprensiva della prima parentesi, si chiude con 157 partite disputate, 47 vittorie, 46 pareggi e 63 sconfitte. Ma soprattutto con la decisione da parte del Comune di Bologna di conferirgli la cittadinanza onoraria della città, onorificenza consegnatagli il 27 luglio del 2020.