Bologna, 7 gennaio 2022 - Nel mondo è una clavicembalista riconosciuta fra le massime esperte della musica rinascimentale italiana: del repertorio e della prassi esecutiva ‘storicamente informata’. Ma, per Bologna, Catalina Vicens è oggi soprattutto un’organologa, cioè un profonda conoscitrice di strumenti musicali antichi, della loro storia, delle loro peculiarità costruttive e potenzialità esecutive. Di origine cilena, dalla scorsa estate ricopre il ruolo delicatissimo di ‘conservatrice’ per la Collezione Tagliavini ospitata nel Museo di San Colombano in via Parigi di Genus Bononiae. Cos’è San Colombano? "È uno spazio architettonico meraviglioso, carico di storia non solo cittadina ma anche umana, perché tramite l’arte che ospita (la chiesa, la cripta, gli affreschi) racconta molti livelli di ispirazione individuale. In esso abita dal 2010 un’ottantina di strumenti antichi ma vivi, la gran parte a tastiera, nati fra il Cinquecento e l’Ottocento e tuttora funzionanti, suonati a turno durante concerti o visite guidate, e messi a disposizione degli studenti di musica antica". Quando li vide la prima volta? "Nel 2013 chiesi al M° Luigi Ferdinando Tagliavini di poter studiare certe sue spinette e venni a Bologna. Volevo anche fare un documentario su tutta la sua collezione, ma in quel momento non fu possibile. Mi chiamò però due anni dopo per un concerto a San Colombano. All’epoca era conservatore del museo il M° Liuwe Tamminga, che amava resuscitare strumenti estinti di cui ci è pervenuta soltanto una raffigurazione iconografica. A un organaro olandese aveva chiesto di ricostruire un particolare organo tardomedievale, partendo dall’immagine che si vede in una tarsìa del coro di San Petronio, e mi invitava a inaugurare lo strumento in quel concerto. L’altra ricostruzione che mise fra le mie mani era dell’organo portativo raffigurato nella celebre Estasi di Santa Cecilia di Raffaello, che si conserva qui in Pinacoteca. Un vero onore per me!". ...
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