Michael Stipe e Bologna: nuovo capitolo sotto le Torri

L’ex cantante dei R.E.M. ormai si è dedicato alla fotografia e pubblica il suo terzo volume, ricco di ritratti, nella nostra città

L’ex frontman dei R.E.M. Michael Stipe con il suo ultimo libro fotografico (Michael Stipe)

L’ex frontman dei R.E.M. Michael Stipe con il suo ultimo libro fotografico (Michael Stipe)

Bologna, 14 aprile 2021 - Chi è Michael Stipe ? Tutti lo conoscono soprattutto come rockstar, perché è stato fondatore e cantante dei R.E.M., ma dal 2011 la band non esiste più e Stipe ha deciso di immergersi nel mondo della fotografia, trovando un fedele compagno di avventure nell’editore bolognese Damiani (https://www.damianieditore.com/), che domani lancia Michael Stipe , la terza monografia dell’artista, presentata ieri in streaming in conversazione con Alberto Salvadori, direttore di Ica. Nato per essere una raccolta di soli ritratti, il libro fotografico si è in seguito modificato con l’avvento della pandemia, ampliando il concetto del ritratto alla rappresentazione di still-life : pensando alla fragilità e all’adattamento che stavano entrando in gioco nella vita di tutti, il musicista-fotografo ha trovato un convincente parallelismo narrativo nei volti e nei corpi di persone importanti della sua storia e che nel suo immaginario sono il senso della forza, della fierezza ma anche della vulnerabilità.

Attraverso queste pagine conosciamo meglio la personalità di un grande artista del Novecento che ha scritto pagine emozionanti della storia musicale. Questo è quindi, nella sua stessa intenzione, un più vero Michael Stipe, quello che si specchia nell’intimità catturata di amici, famigliari, personaggi noti e meno. La copertina è per Tilda Swinton, impressa in un ritratto magnetico, ma l’incipit, per così dire, è per il poeta newyorkese John Giorno, scomparso a fine 2019, che appare nelle pagine iniziali del libro e al quale l’artista attribuisce un ruolo centrale nella sua vita. Come Stipe, ha calpestato le strade della nostra Bologna due anni fa – era il giugno del 2019 quando atterrava all’ombra delle Due Torri per incontrare lo staff di Damiani allo Scacco Matto agli Orti di Mario Ferrara – così anche John Giorno, molti anni prima, alla fine degli anni Novanta, camminava nel centro della nostra città dopo una performance al Link di via Fioravanti col suo John Giorno Sound System e si godeva -perché questi artisti sono anche esseri umani amanti dei piaceri terrestri- un buon pranzo al ristorante e vari caffè in un bar di via Oberdan.

Episodi come questi, per chi credesse fosse una rarità, nella Bologna pre-Covid, succedevano spessissimo. Con le sue scelte anche Damiani ha contribuito allo charme artistico di Bologna città della musica e si ricorda ancora quando nell’estate del 2011 portò in città, prima con la sua mostra alla boutique L’Inde le Palais e poi con un live acustico al Museo Archeologico, un’altra star, ovvero Moby, che aveva realizzato per l’editore il libro fotografico Destroyed.

Momenti di glorie di cui si sente una certa nostalgia. La stessa che un po’ si percepisce anche nel lavoro di Stipe, che come tutti spera di poter incontrare presto i suoi affetti, "le sue tante famiglie", che si guardano negli occhi di Gus Van Sant, Beth Ditto, Sophie Calle, Joan Jonas. "Quando iniziai questo progetto – racconta Stipe – l’idea era quella di fare un libro di ritratti di persone che hanno portato tanta ispirazione nel mondo, per quel loro essere senza paura e forti e questa fierezza la dimostrano anche attraverso le loro insicurezze che si trasformano in super poteri". E prosegue: "E’ stato un anno molto difficile quello che abbiamo vissuto, che ha cambiato la vita di tutti noi anche da un punto di vista professionale e non solo nella quotidianità; la cosa significativa è che l’impatto è ricaduto su tutti, indipendentemente da chi si fosse o da cosa si facesse e visto che tutto si è fermato, siamo stati costretti a riesaminare chi siamo". Conclude: "Io spero di poter scoprire chi sono dopo tutto questo e spero che questa cosa si rifletta nel libro, perché il momento storico mi ha fatto capire che il compito dell’artista è quello di raccontare il momento, quindi quello che doveva essere un libro di ritratti è stato trasformato con questa narrazione che racconta la realtà". 

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