Patty Pravo a Bologna, una vita controcorrente

Stasera al Duse con il suo ’Minaccia Bionda’: parole e musica dalla Londra psichedelica al Piper

Bologna, Patty Pravo al Teatro Duse porta il suo nuovo spettacolo

Bologna, Patty Pravo al Teatro Duse porta il suo nuovo spettacolo

Bologna, 19 maggio 2022 - Patty Pravo è stata davvero, per l’Italia alle soglie del boom economico, una ‘Minaccia Bionda ’, come recita il titolo della sua biografia. La cantante della ‘Bambola ’ e di tante altre canzoni che sono entrate stabilmente nella cultura pop nazionale, sarà questa sera al teatro Duse (via Cartoleria 42, ore 21) con uno spettacolo che prende il nome proprio dal libro. Una serata tra parole, video e musica, con la voce narrante di Pino Strabioli .

Signora Pravo, quando si è accorta di essere una ‘minaccia bionda’?

"Negli anni 60, la rivoluzione sociale e culturale della quale sono stata protagonista era vissuta in maniera inconsapevole. Io ero destinata a una carriera di virtuosa della musica classica. Mia nonna volle che studiassi pianoforte al Conservatorio, le mie radici sono nelle partiture, dalle opera da camera a quelle contemporanee. Poi feci un viaggio a Londra, mi ritrovai coinvolta nell’esplosione della stagione della psichedelica, dove sembrava che un altro mondo fosse possibile, c’erano le feste, la libertà assoluta, suoni che non avevo mai ascoltato prima. Quello fu l’inizio".

Da Londra a Roma.

"Ho fatto un viaggio contrario ai pellegrinaggi hippy di quelli anni, quando da tutta Europa i miei coetanei raggiungevano Londra, affascinati dal mito di Carnaby Street. Io, con gruppo di amici, presi un vecchio Maggiolino e partii per Roma, perché avevamo sentito parlare di un club che stava dissacrando tutte le regole. E volevo vivere quella esperienza nella mia nazione".

Quel locale era il Piper...

"Se per una volta possiamo usare la parola ‘leggendario’, è proprio per definire il Piper . Era successo un fatto senza precedenti: per la prima volta l’Italia era in perfetta sintonia, anzi spesso anticipava, con quello che avveniva nelle capitali della ribellione giovanile. E il Piper divenne la mia casa".

Anticipava, persino?

"Essere la ‘ragazza del Piper’ , come ero stata definita, significava non solo essere l’attrazione del locale come cantante, ma anche seguire la direzione artistica. Con il dj Peppe Farnetti avevamo ideato un sistema di mascherine colorate che, applicate alle luci del club, durante i concerti, davano quell’effetto psichedelico che sottolineava perfettamente la musica dei gruppi. Un giorno arrivano i Pink Floyd e il bassista Roger Waters le vede, se ne innamora e decide di usarle durante il suo spettacolo. Per vantarsi, subito dopo, di quella che, diceva nelle interviste, era stata una sua invenzione. Litigammo tutta la notte, lo accusai di essere un bugiardo. Alla fine si scusò e i Pink Floyd utilizzarono le nostre luci per tutto il tour".

E’ vero che lei vive in una casa essenziale, senza ricordi e foto, salvo una?

"E’ vero, ho venduto 120 milioni di copie dei miei dischi, ricevuto innumerevoli premi, ma a casa non ho nulla. Non sopporto essere circondata da memorabilia, trofei, immagini che sono lì solo per ricordare il passato, anche se glorioso. A cosa serve, se io vivo immersa nel presente? Quello che ho fatto lo conosco bene, non ho bisogno di guardarlo in continuazione".

Ma una foto la conserva?

"Sì, a casa ho una foto con il Maestro Luciano Pavarotti , la persona alla quale mi sento maggiormente legata artisticamente. Il fatto che lui fosse un mio ammiratore e avesse voluto cantare ’Pazza idea’ è l’unico, vero riconoscimento al quale tengo".

 

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