Guidolin: "Il Bologna pensi solo all’Europa"

"La squadra è già salva e Thiago, che è stato bravissimo, deve fornire nuovi stimoli. Come la qualificazione alla Conference League"

Guidolin: "Il Bologna pensi solo all’Europa"

Guidolin: "Il Bologna pensi solo all’Europa"

di Massimo Vitali

Francesco Guidolin, che ricordi ha di quell’ultima Europa rossoblù?

"Se permettete parto da prima, dalla sconfitta di Brescia all’ultima giornata di campionato (2 maggio 2002, 3-0 per le Rondinelle, ndr). Quel giorno avevamo in pugno un posto in Champions o in Uefa e invece chiudemmo settimi".

E fu Intertoto.

"A fine luglio venimmo giù dal ritiro di Sestola e col Bate Borisov trovammo subito il Dall’Ara pieno: grande partecipazione di pubblico, grande entusiasmo. Furono solo sei partite, ma in quei quaranta giorni toccai con mano la voglia di grande calcio che ha Bologna".

Quella voglia era solo sopita: oggi c’è un Bologna che aveva cominciato la stagione tra gli affanni e adesso si ritrova ottavo.

"Intanto bisogna riconoscere che Motta è stato bravo, perché ha dimostrato di saperci fare: non è facile ereditare una quadra che non è tua e ottenere risultati in così poco tempo. Adesso però Thiago deve fare un altro step: cambiare l’obiettivo in corsa".

La Conference League è un obiettivo realistico per questo Bologna?

"Io penso che lo sia: e in ogni caso lo deve diventare. Quando un club che in serie A non è di primissima fascia, come il Bologna, si ritrova ampiamente salvo a febbraio il compito dell’allenatore dev’essere quello di dare nuovi stimoli al gruppo, spostando più in su l’asticella. E’ un lavoro che deve fare tutto l’ambiente, certo: ma l’allenatore in questo gioca un ruolo determinante".

Lei come faceva negli anni all’Udinese?

"Intanto ci tengo a ricordare che per quattro stagioni su cinque la mia Udinese riuscì a conquistare l’Europa. Ricordo che un anno feci vedere alla squadra un video in cui c’era un tizio che le provava tutte per salire su un treno in corsa. Il messaggio che volevo trasmettere era: certi treni non passano sempre e quando passano non si può restare a guardare".

Il problema è che sul treno del settimo posto, sempre che basti per andare in Europa, oggi vogliono salirci in tanti.

"Sì, sarà una bella lotta, dagli esiti imprevedibili. Però la classifica del Bologna oggi è bella, il club è solido e c’è un allenatore che sa il fatto suo. Poi dietro c’è una città che ha voglia di Europa. Per farcela però non basterà superare i cinquanta punti: bisogna sfiorare i sessanta".

Quanto varrebbe un viaggio in Conference League?

"La Conference League è appena nata, ma credo che negli anni diventerà un trofeo importante. Guardate quello che è successo a Roma dopo che Mourinho l’ha vinta".

La serie A continua a catturare le sue attenzioni?

"La guardo in televisione, così come seguo i campionati stranieri. A proposito di Europa: adesso comincia la fase calda delle coppe ed è importante, per tutto il movimento, che le nostre squadre vadano avanti nelle rispettive competizioni".

Tanto la serie A sembra avere già un vincitore.

"Che Spalletti fosse bravo lo si sapeva. Che fosse anche capace di trasformare al suo secondo anno il Napoli in una squadra con una mentalità così vincente non era scontato".

Nella classifica assoluta delle panchine in serie A lei è settimo, a quota 555, incalzato dallo stesso Spalletti e da Gasperini.

"Parliamo di due grandi. Quando sento dire che Gasperini ha fatto dei miracoli con l’Atalanta e oggi non li fa più sorrido: mantenere l’Atalanta a ridosso delle big è un altro miracolo".

Quarant’anni fa, il 30 gennaio 1983, lei segnò il suo unico gol in rossoblù in un Bologna-Varese 1-0 di serie B.

"Ricordo quel gol e ricordo quella stagione sfortunata che finì con la retrocessione in C. Io poi m’infortunai e forse lì si chiuse la mia carriera. Dai bolognesi preferisco essere ricordato per i miei quattro anni da allenatore".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro