Marocchino: "Bologna-Juve è un bel giallo"

Il doppio ex: "I rossoblù possono fare il colpo, ma i bianconeri, pur in crisi, restano un avversario duro. Thiago? Un tipo acuto e coraggioso"

Marocchino: "Bologna-Juve è un bel giallo"

Marocchino: "Bologna-Juve è un bel giallo"

di Gianmarco Marchini

"Di Bologna, del suo pubblico e del suo stadio conservo ricordi stupendi. C’è soltanto una cosa negativa che non dimenticherò mai: il percorso che portava dagli spogliatoi al campo. Un tragitto enorme. Arrivavi al sottopassaggio che eri già stanco". Domenico Marocchino è stato uno dei grandi irriverenti del pallone anni Ottanta. Talento da svendere, perché considerava giusto il prezzo da pagare ai piaceri della vita. Nella storia della Juventus e del Bologna ha lasciato impronte, certo, non profondissime, ma resistenti al tempo: è la fortuna di quelli bravi che non si applicano. Mai primi della classe, raramente preparati, eppure i professori li ricordano con più affetto di tutti gli altri. Oggi l’ex bohémienne del pallone si divide tra i salotti televisivi come opinionista sportivo e il salotto della sua casa di Casale Monferrato, dove trascorre il suo buen retiro con due inseparabili compagni: il gatto Teodoro e la cagnolina Nina. "Sono fortunati, li faccio vivere da signori. Spero stiano bene a lungo perché il vantaggio che hanno gli animali rispetto alle persone è che non parlano. E sono meno noiosi dell’uomo".

Marocchino, mercoledì sera la Juventus è stata a dir poco noiosa contro l’Inter. Di cos’è malata questa squadra?

"E’ malata di caratteristiche. Non ha più un giocatore estroso e brevilineo come Dybala, non ha centrocampisti che si sappiano smarcare e correre senza palla, non ha un verticalizzatore. E’ un po’ come un’insalata mista dove ci metti solo i pomodori: saprà sempre e solo di pomodori. Credo che se riuscirà ad arrivare tra le prime quattro, alla Juve sarà andata bene".

Domenica il Bologna può provare a vincere in casa con i bianconeri a 25 anni di distanza dall’ultima volta?

"Davvero sono passati così tanti anni? Io penso che i tempi siano maturi, allora. Anche se attenzione: la Juventus è sempre una brutta gatta da pelare; pur giocando male, come con l’Inter, perde di un gol. Resta una squadra solida, ostile, difficile da affrontare".

Il Bologna di Motta, invece, che squadra è?

"Una bella squadra, mi piace molto. I rossoblù cercano sempre di essere propositivi: giocano tutti per l’amico, anzi per l’amico dell’amico. Una volta c’erano i Baggio, i Signori, i Di Vaio a dominare la scena: ora godono e brillano tutti e questo è un merito dell’allenatore".

Eppure Thiago ha rischiato grosso con la gestione di Arnautovic…

"Normalmente se c’è uno bravo, si tende molto a scaricare su di lui, ma così gli altri migliorano poco. Motta è un allenatore molto acuto. Ha capito che poteva far crescere il collettivo e ha avuto ragione lui: onestamente il Bologna gioca benissimo anche senza Arnautovic. Lo dico con tutto il rispetto per l’austriaco che a me piace moltissimo. E’ un fior fiore di giocatore: quando è stato in odore di Juventus, io lo avrei preso volentieri".

Quanto avrebbe giocato un Marocchino con un martello come Thiago?

"Penso non tanto, se non correva. Ma non si possono fare paragoni con quei tempi: il calcio si giocava a uomo".

I rossoblù possono ancora credere all’Europa?

"Certo che possono crederci. Chiaramente, come in tutte le cose, ci vuole un pizzico di fortuna. La cosa bella è vedere un gruppo di squadre – Bologna, Fiorentina, Sassuolo, Udinese e Torino – che hanno una filosofia di gioco abbastanza simile: non vanno mai in campo per pareggiare, ma cercando sempre di fare risultato, proponendo un buon calcio".

Bologna-Juventus: faccia un nome da una parte e uno dall’altra di due giocatori che le piacciono.

"Di sicuro scelgo Orsolini. Mi piace perché punta sempre l’uomo. Mi sveglia dal torpore generale di questi giocatori poco ispirati che non dribblano mai. Tra i bianconeri, invece, dico Rabiot".

I rossoblù avranno dalla loro la spinta di un Dall’Ara da tutto esaurito.

"La cosa migliore di Bologna è proprio la gente, il pubblico. E’ una città accogliente, che sa anche sorridere. E ha una tifoseria appassionata, ma non malata: questa è un’enorme qualità".

Lei è un grande appassionato di romanzi: che libro sta leggendo ora?

"Ho appena finito ’Il caso Bramard’, di Davide Longo, un giallista piemontese: amo il genere, perché nei gialli normalmente si vince o si perde, non finisce mai zero a zero. C’è quasi sempre un assasino".

E in Bologna-Juventus chi può essere l’assassino?

"Non lo so se ci sarà un killer. Ci potrebbe essere il commissario bravo, magari rappresentato dal portiere. Quindi attenti a Skorupski e Perin".

Un’ultima curiosità: da giocatore faceva infuriorare gli allenatori perché fumava. E’ passato anche lei alle sigarette elettroniche?

"Dopo Bologna, ho smesso di giocare e di fumare. Non fumo più dalla bellezza di trent’anni. Se avessi invertito le cose, sarebbe stato meglio".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro