di Maddalena De Franchis
Il cappellaccio ferrarese, la pesca nettarina, l’olio di Brisighella, il formaggio di fossa di Sogliano sul Rubicone e, naturalmente, la piadina. Senza dimenticare il Sangiovese, l’Albana e i vitigni che fanno incetta di riconoscimenti in Italia e all’estero. Un patrimonio gastronomico variegato, quello romagnolo, che affonda le radici nella tradizione contadina e in quella marinara e custodisce un enorme potenziale, ancora tutto da scoprire. Ecco perché il Dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari dell’università di Bologna offrirà, a partire dall’anno accademico 20212022, un corso di laurea triennale in Scienze e cultura della gastronomia. Il corso avrà sede a Cesena, come conferma Giovanni Molari, docente di Meccanica agraria e direttore del Dipartimento.
Professor Molari, com’è nata l’idea?
"Da un’esigenza del territorio. L’asse della Via Emilia che da Bologna porta a Rimini e la costa romagnola - da Comacchio a Ravenna, fino a Cattolica e al confine con le Marche – si caratterizzano infatti per il gran numero di operatori in ambito gastronomico, per i tanti itinerari enogastronomici tra mare e colline e per l’elevata presenza di istituti professionali e scuole per la ristorazione, con un bacino di migliaia di studenti potenzialmente interessati".
In cosa si differenzia dagli altri corsi di laurea già presenti a Cesena?
"È un progetto trasversale, che comprende sia materie umanistiche che scientifiche. I corsi di laurea attivati finora a Cesena riguardano esclusivamente gli aspetti scientifici del settore agroalimentare. Fino a dieci anni fa, a Cesena avevamo un corso di laurea in Scienze gastronomiche: vorremmo ripartire da quell’esperienza, ma con una proposta completamente rinnovata".
Una proposta che tiene conto anche dell’identità romagnola come distretto del benessere e della qualità della vita.
"Il nostro intento è mettere in comune le competenze del nostro Dipartimento e quelle del Dipartimento riminese di Scienze per la qualità della vita, in particolare nell’ambito del benessere. Interagiremo con altri Dipartimenti dell’ateneo per quanto riguarda le competenze storiche, artistiche, biologiche e ambientali. Obiettivo: fornire una cultura alimentare solida e completa".
Cosa farà un laureato in Scienze e culture della gastronomia?
"Potrà operare nella promozione dell’offerta enogastronomica del territorio. Oppure, nella divulgazione dei processi di produzione, trasformazione e consumo del cibo. Ma non sono che due esempi: il lockdown ci ha dimostrato come il cibo e l’agricoltura siano attualmente temi molto forti, da cui scaturiranno, anche in futuro, infinite opportunità".