Amadori, scudo dei sindacati: "Azienda sana e corretta"

Unanimi Cgil, Cisl e Uil dopo l’allontanamento della nipote del fondatore: "Gruppo in crescita e management all’altezza. Il comportamento? Sempre etico"

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di Annamaria Senni

Dopo la notizia del licenziamento di Francesca Amadori appresa dai sindacati con stupore, arriva la rassicurazione da parte degli stessi che non intravedono rischi per i dipendenti dell’azienda Amadori, un’azienda in continua crescita. "Questo tam tam della notizia ci ha lasciato un po’ sconcertati perché siamo abituati che se c’è qualche problema familiare i panni sporchi si lavano in famiglia – dice Alessandro Scarponi segretario generale della Uila Uil -, quello che possiamo dire da esterni, è che abbiamo a che fare con persone di altissimo profilo imprenditoriale, morale, etico. Questa azienda merita i successi e i traguardi raggiunti perché c’è stato un management all’altezza della situazione. I problemi interni di carattere familiare non ci riguardano".

Un’azienda che dà lavoro a tante persone, famiglie della zona e anche stranieri. "E’ un’azienda del territorio che è cresciuta molto e ha delle ottime relazioni sindacali – continua Scarponi - non possiamo che valorizzare il marchio Amadori, più di così non possiamo pretendere. Incomprensioni familiari ci sono in tutte le famiglie, nella Agnelli così come nella Barilla. Chi corre dietro ai chiacchiericci non ci interessa, abbiamo profonda stima in Flavio Amadori presidente del gruppo e profonda stima in Francesca che è una ragazza seria che ha sempre lavorato bene, ma le loro questioni private non ci riguardano".

Un’azienda sana, in espansione, che non desta preoccupazione alcuna sui sindacati. "Non credo che ci saranno ripercussioni o conseguenze, poi vediamo come andrà a finire la vicenda – aggiunge Mauro Spazzoli di Flai Cgil -. Qualche settimana fa abbiamo fatto una riunione in videoconferenza con la direzione di Amadori e anche per il 2022 ci sono intenzioni da parte dell’azienda di assumere altre persone perché il prodotto è in espansione soprattutto per quel che riguarda il pollo".

Alcune preoccupazioni in questo momento sembrerebbero riguardare solo il settore del tacchino. "Timori o paure da parte dei dipendenti non ci sono stati al momento – aggiunge Roberto Cangini di Fai Cisl - e da quel che ho capito non ci dovrebbero essere molti cambiamenti. Dispiace per Francesca che è una lavoratrice e come lavoratrice qualsiasi licenziamento lascia amareggiati. A livello familiare non sappiamo. Una cosa che è stata detta in questi giorni è che tutti i dipendenti sono uguali, e chi fa degli errori paga come gli altri, ma non si è capito bene cosa ha scatenato il tutto".