"Azzurri a San Mauro, incontro troppo breve"

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La nazionale italiana martedì mattina, poche ore prima del match contro l’Ungheria, ha effettuato la rifinitura sul campo di San Mauro Pascoli. A fare gli onori di casa c’erano i rappresentanti del sodalizio giallorosso della Sammaurese e anche la sindaca Luciana Garbuglia. "Per noi è stata una grande vetrina – commenta la prima cittadina – e dunque in cima alla lista ci sono i ringraziamenti a tutti coloro che hanno permesso l’arrivo della nazionale. Penso ovviamente prima di tutto alla Sammaurese, che con grande professionalità cura la qualità del campo da gioco e di tutto lo stadio nel suo complesso, rendendolo così il luogo ideale dove ospitare anche il meglio del panorama calcistico italiano. Intorno all’arrivo della Nazionale c’era tanta attesa da parte dei tifosi, soprattutto dei giovanissimi". E qui arriva il più cupo della medaglia, che Garbuglia non ha digerito troppo bene. "Mi rendo conto che stiamo parlando di professionisti di primissimo piano e che anche i dettagli devono essere gestiti con una cura maniacale, ma dall’altra parte della Nazionale c’era una piccola comunità che chiedeva soltanto di poterla abbracciare. I nostri ragazzini erano impazienti di vedere da vicino i loro idoli e speravano in qualcosa di più di 15 minuti di fugace allenamento a porte aperte. Un contatto più diretto sarebbe stato apprezzatissimo. Il calcio non ha certamente bisogno di farsi pubblicità, ma la passione dei ragazzini si coltiva con le piccole cose". La sindaca non si è comunque scomposta, omaggiando la delegazione con copie delle poesie di Giovanni Pascoli e sculture raffiguranti scarpe realizzate per l’occasione dall’artista locale Luigi Garofani. "Niente da dire sulla disponibilità del presidente della Figc Gravina e del ct Mancini, per non parlare dell’allegria di Donnarumma, che ha insistito per ‘farsi fare la foto col sindaco’. Siamo onorati di aver accolto la Nazionale e speriamo che ci siano occasioni per il bis. Magari con un pizzico in più di flessibilità sui protocolli…".

Luca Ravaglia