Badwater 135, record da Cesena. "Trentasei ore nella Death valley. Di corsa"

Impresa di un cesenate di 38 anni, arrivato 23esimo negli Usa nella gara podistica più difficile del pianeta

Nicola Placucci

Nicola Placucci

Cesena, 25 luglio 2021 - Professione: medico all’ospedale Bufalini; hobby: supereroe. E altroché gli Avengers. Il 38enne cesenate Nicola Placucci ha appena compiuto una di quelle imprese che valgono i libri di storia dell’ultrapodismo, portando a termine in 36 ore e 10 minuti (23esimo assoluto) la ‘Badwater 135’, probabilmente la corsa a piedi più estrema del pianeta: 135 miglia, 217 chilometri da macinare attraversando la Valle della Morte negli Stati Uniti, dove la temperatura naviga oltre i 50 gradi e l’asfalto arriva a 80, coprendo 4.500 metri di dislivello e dovendo tenere a bada la disidratazione ad ogni manciata di minuti.

Placucci, è un piacere ritrovarla vivo. "(ride, ndr ) Sto benone, corroborato da un’impresa meravigliosa che porterò con me per tutta la vita".

Come ci è arrivato? "Non per caso. Ogni anno in tutto il mondo viene selezionato un centinaio di atleti che deve avere alle spalle buoni risultati in eventi internazionali con caratteristiche simili, come per esempio la nostra Nove Colli Running, una gara di duecento chilometri con partenza e arrivo a Cesenatico. Io alla Badwater mi ero qualificato per l’edizione del 2020, che però è stata cancellata dal coronavirus".

Il Covid lei lo conosce fin troppo bene. "Lavoro in pronto soccorso, in questo anno e mezzo siamo stati in trincea, con turni estenuanti, a combattere contro un nemico terribile. Uscivo dall’ospedale e andavo ad allenarmi duramente: nei sei mesi prima della gara ho corso tra i 100 e i 200 chilometri alla settimana, aggiungendo anche delle lunghe permanenze in sauna e cercando di correre nelle ore più calde della giornata, spesso con vari strati di abbigliamento per simulare il più possibile le condizioni uniche della Valle della Morte".

La pandemia ha allungato la preparazione. "Subito dopo la cancellazione del 2020 mi ero avvilito, poi però in inverno ho ritrovato lo spirto giusto e in primavera sono salito di colpi. Volevo esserci, volevo partecipare a una corsa dove non conta vincere, ma prendersi la placca di partecipazione che si ottiene solo tagliando al traguardo".

Due italiani al via, in fondo è arrivato solo lei. Non è stata una passeggiata. "No, in nessun aspetto. Le misure anti pandemiche statunitensi sono rigidissime: prima di entrare nel Paese servono due settimane di quarantena in uno stato non europeo: ho scelto il Messico e sono partito con mia sorella Monica, con la mia compagna in dolce attesa a incrociare le dita da casa. Dopo aver trovato due ragazzi disposti a seguirmi durante la corsa, il 17 luglio sono atterrato a Las Vegas".

Come è stata la corsa? "Indimenticabile. Parenza alle 23 ora locale del 19 luglio, sotto la luna e con 42 gradi. La mia squadra ogni circa 2-3 miglia, mi cambiava le borracce. Al sorgere del sole lo scenario naturale di questa immensa arena sportiva si è rivelato per la sua magnificenza. In tali distanze, senza riferimenti spaziali abituali, il senso dell’orientamento si perde un po’, tingendo l’esperienza di un tratto mistico".

Momenti critici? "Al miglio 90, dopo 22 ore di corsa, ho avver tito un sonno invincibile, così ho dovuto chiedere di effettuare un micro-sonno di 20 minuti in una brandina. Purtroppo al risveglio le gambe si sono fatte dure e da allora ho dovuto alternare brevi momenti di corsa a lunghi tratti di camminata. Fortunatamente ho avuto l’enorme supporto di Monica, che ha camminato un lungo tratto con me, tenendoci compagnia insieme cantando musica italiana nella notte desertica. Così sono arrivato in fondo, centrando un obiettivo che solo 18 italiani snella storia sono riusciti a raggiungere".

Ha aggiunto la tacca più prestigiosa al curriculum. "Ho corso la Nove Colli Running di casa nostra, la Spartathlon (246 chilometri tra Atene e Sparta sulle orme di Filippide), la 100 miglia di Berlino e la Brazil 135".

E ora? "Ora basta. Almeno per un po’. Voglio godermi la famiglia, che è infinitamente meglio di qualunque corsa".