Cesena, il collezionista Benvenuti e il suo maiale tatuato

Eccentrico, ma tenacemente riservato, stravagante quanto ombroso, Marcello Benvenuti, quasi 88 anni, curiosa figura sotto traccia del collezionismo d’arte cesenate

Cesena, Marcello Benvenuti e il maiale tatuato

Cesena, Marcello Benvenuti e il maiale tatuato

Cesena, 4 novembre 2018 - Eccentrico ma tenacemente riservato, stravagante quanto ombroso, Marcello Benvenuti, quasi 88 anni, curiosa figura sotto traccia del collezionismo d’arte cesenate, ha portato alla Fiera Contemporanea svoltasi a Pievesestina - ma solo dopo essersi fatto corteggiare a lungo dal fotografo Urbano Sintoni che gli ha costruito intorno uno stand impossibile da ignorare - opere dalla complessa cifra provocatoria, come il maialetto dell’artista belga Win Delvoye.

Benvenuti, è arte il maiale imbalsamato che lei ha concesso di esporre in fiera?

"E’ grande arte ...”.

Cosa c’è di artistico in un animale tatuato da vivo in Cina con il logo di Louis Vuitton?

"Nel mio maiale c’è tutto, la natura, l’animale, l’uomo, il brand di una famosa casa di moda che rappresenta i desideri moderni , la tecnica dell’imbalsamazione, quella del tatuaggio. In sostanza il mio maialetto non è mai morto, è sempre vivo”.

Eppure le tecniche artistiche di Delvoye hanno suscitato perplessità e contestazioni da parte degli animalisti benché i maiali vengano anestetizzati durante il tatuaggio. Non la disturba questo trattamento?

“Per nulla, anzi, gli animali vengono rispettati e vivono in una Art Farm tutta per loro. In più sono portatori di messaggi importanti che coinvolgono l’amicizia, la religione, il design. Adoro il mo maialetto, fa parte della famiglia. Lo possiedo da 16 anni e non ho intenzione di venderlo benché le richieste non manchino”.

Quanto può valere oggi?

“Non posso dirlo. Anzi, non lo so. L’ho acquistato tanti anni fa...”.

Non trova esagerato che alcune borse realizzate con la pelle di questi animali siano state vendute a cifre vicine ai 70 mila euro?

"No. L’arte non deve avere limiti di nessun genere, né di costo, ne di realizzazione, né di argomentazione. E’ quasi una religione. Chi la ama ha fede in lei”.

Lei nella vita è stato geometra e progettista, un creativo, dunque, come definisce la sua passione per l’arte?

"Sono un collezionista, da oltre 40 anni. Ho cominciato ad appassionarmi con la cosiddetta scuola cesenate, Sughi, Cappelli, Caldari e altri”.

Cosa le piaceva di quei pittori?

“La figurazione della vita di tutti i giorni, i mercati, i compagni, i politici, la gente comune, interpretata attraverso i colori che erano la cifra espressiva di ciascuno di loro. Mi hanno appassionato fino a quando non mi sono convertito all’informale. Oggi ho una mia collezione che tengo gelosamente per me. Infatti non la espongo, se non in casi rari”.

Qual è il piacere che le stimola l’arte figurativa?

“L’arte è vita. Anche vestirsi, mangiare, girare per le fiere è una forma d’arte. E’ una gioia assoluta, più di un matrimonio. L’arte non tradisce mai”.

C’è qualche opera che desidererebbe avere nella sua collezione?

“Ce ne sono tante! Soprattutto di artisti americani. In passato comunque ho avuto contatti con grandi pittori. Anche negli anni ‘70, quando si acquistava poco, io giravo per le fiere e m’incantavo davanti a quelle opere bellissime. Non tutte erano alla mia portata, ma almeno potevo ammirarle”.

Cosa si potrebbe fare per educare una città all’interesse per l’arte?

“Stimolare la visita alle fiere, frequentare gli studi degli artisti, essere appassionati del bello. Insomma, bisogna anche impegnarsi un po’”.

Non è un po’ egoistico tenere solo per sé la collezione che lei ha messo insieme con tanta passione?

"Sì, ne sono consapevole... Ma io vivo di arte. Mi ha insegnato a stare a tavola, ad avere rapporti di amicizia, a viaggiare, ad amare, a vestirmi”.

Ecco, vestirsi, lei è piuttosto eccentrico per essere una persona così poco propensa a parlare di sé.

"Sì, lo so... La cura dell’abito è l’espressione della mia personalità e poi ho scoperto che vestirsi bene costa meno che vestirsi male. Quando mi vesto bene sono felice. Se uno accetta la propria immagine sta bene con se stesso, se non si accetta, invece, si sente sudicio. Io mi cambio spesso d’abito e mi ispiro all’umore della giornata”.

Oggi da cosa è ispirato?

“Oggi mi sono sentito ispirato al rispetto dei morti, un po’ grigio è un no’ nero. Di solito però sono molto colorato”.