Guerra per la biglia gigante di Pantani

Marco Pantani

Marco Pantani

Cesena, 4 aprile 2019 - Le biglie, migliaia di biglie. E la ‘bigliona’, quella di Pantani, oggi contesa. Le prime se le ricordano bene gli over 50: in spiaggia, negli anni Settanta, mettevano il più magro della compagnia sedere a terra, sulla sabbia, lo trascinavano per le gambe e in un attimo veniva allestita la pista, poi irrobustita con un po’ d’acqua marina. A quel punto spuntavano Gimondi e Merckx, Dancelli e Zandegù, Adorni e Sercu. E poi Bitossi e Motta: loro non mancavano mai. Non in carne e ossa, ovviamente, ma in biglie. Campioni del ciclismo trasformati in palline di plastica, con foto incorporata.

Si compravano a sacchetti, poche decine di lire, in tutte le botteghe del lungomare, insieme a secchielli e palette. Ci rendiamo conto che per i 12enni di oggi questa è più o meno una lezione di arabo. Ma si giocava e ci si divertiva, ogni concorrente colpiva la sua pallina con un ‘cricco’ (per capirci: un tocco, come si fa col subbuteo) e chi arrivava al traguardo per primo vinceva. Pericolosissime le uscite di pista, soprattutto nelle paraboliche di sabbia. Se capitava, si ricominciava da capo. Queste erano le biglie dei corridori, ormai reperti preistorici. Ci sono ancora diversi collezionisti (anche ottantenni) che cercano i pezzi più rari: è contesissimo ad esempio Luigi Ganna, primo vincitore del giro d’Italia (1909). Ma in generale i giochi con le palline dei corridori non si vedono più al mare, anche se a Rimini hanno provato ad inventarsi un campionato mondiale.

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Tramontate le biglie, resta però la ‘bigliona’ di Marco Pantani, nata dalla geniale invenzione di Romano Cenni, il patron della Mercatone Uno, capo sportivo per tanti anni di Marco Pantani ma anche un suo secondo papà. Pochi mesi dopo la morte del Pirata (14 febbraio 2004) Cenni lanciò un concorso per ricordare il campione con un monumento. Arrivò di tutto, fu premiata questa originalissima biglia gigante, opera dell’artista ravennate-bolognese Alessandra Andrini: 4 metri di diametro, 2 quintali e mezzo di peso, in plexiglass.

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Dal 3 settembre 2005 chi percorre l’autostrada A14, non può non vederla: se la trova davanti agli occhi all’altezza di Imola, proprio di fronte alla sede della Mercatone Uno.

Un’idea strepitosa, nata fra l’altro in un periodo in cui il Pirata – trovato morto stroncato dalla droga – per qualcuno non poteva essere considerato un esempio. Mitico campione nello sport, sì, ma nella vita? Non doveva comparire. Cenni dribblò tutti e si fece questa ‘bigliona’ nel ‘giardino’ di casa sua, la Mercatone Uno, «così – disse – ogni volta che entrerò e uscirò dalla mia azienda vedrò il mio Marco e sarò contento». Alla faccia anche di quei prefetti che vietarono di intitolargli strade, piazze o statue, ha costruito un monumento che è diventata una delle opere più viste al mondo. Milioni di visitatori, costo zero.

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Cenni è morto nel marzo del 2017 e pochi mesi prima – già gravemente malato – rilasciò la sua ultima intervista proprio al nostro giornale. Il suo impero era ormai alla fine, i tribunali rovistavano già da tempo tutti i conti. Ma lui, pur travolto dalla crisi, continuava a parlare della sua biglia e del suo Marco, finito in cielo o chissà dove. Alla nostra Cristina Degliesposti confidò: «Ho voluto la biglia perché non mi sembrava giusta una statua, che sa di morte. E la biglia è mia, deve restare, sarebbe un’offesa a Marco. Non posso pensare che qualcuno la sposti quando mi tireranno qualche sbadilata di terra sopra...».