"Bollette alle stelle, ma l’aria resta accesa"

Negozianti e imprenditori non possono rinunciare al climatizzatore nonostante gli aumenti: "Lo facciamo per i nostri clienti"

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di Luca Ravaglia

Fa più paura il caldo o il costo della bolletta dell’energia elettrica? Una parte di cesenati – soprattutto in questo periodo caratterizzato da altissime temperature – non ha la possibilità di scegliere: si tratta prima di tutto degli operatori commerciali che ogni giorno sono in prima linea davanti ai clienti che entrano in negozi, bar e ristoranti. E che varcando l’uscio boccheggiando a causa dell’afa, si aspettano di trovare un ambiente accogliente. Climatizzato a dovere. "E’ doveroso pensare prima di tutto a loro – commenta Melissa Belletti del negozio di abbigliamento ‘Officina’ in via Zeffirino Re – e dunque all’aria condizionata non si rinuncia. Però i costi dell’energia sono impossibili da ignorare e per questo, anche nel rispetto delle disposizioni emanate, evito i grandi sbalzi di temperatura e, contrariamente a quanto si è sempre fatto in passato, spesso tengo la porta chiusa, per evitare dispersione. Non è certo il massimo dal punto di vista dell’appeal verso la clientela, ma è inevitabile". Luciano Pistocchi (foto a sinistra) del bar Tiffany in via Battisti è sulla stessa linea: "In certi casi provo a ‘resistere’ col condizionatore spento, ma davanti a questi caldi la strada è obbligata. Cito soltanto le ultime ore, quando a metà mattina mi sono accorto che la temperatura interna al locale aveva superato i 30 gradi. Come si può non accendere l’impianto? Ovviamente lo ho fatto, anche perché chi viene a bere un caffè ha tutto il diritto di gustarselo in un buon clima. Detto questo, il risvolto della medaglia è sulla bolletta: nel solo ultimo mese ho pagato quasi 1.500 euro di luce, pur con impianti ad alto risparmio energetico. Il tutto senza dimenticare la pioggia di aumenti su tantissime materie prime che arrivano fino al 50%. Resistere è davvero dura". Rocco Angarola (al centro) del ristorante Michiletta in via Zeffirino Re la mette sul pragmatico: "L’aria condizionata non si tocca, perché consumare un pasto al caldo è certamente spiacevole. I costi però sono alti e noi, che fin qui abbiamo riesistito senza toccare i listini, nelle prossime settimane dovremo ragionare su come comportarci per far fronte a rincari che arrivano al 30% e che comportano costi aggiuntivi mensili di circa 1.500 euro. Dai prodotti alimentari all’energia. Nel frattempo allungheremo la chiusura estiva del mese di agosto".

Il mix di grandi spazi e prodotti deperibili da conservare pesa in maniera significativa sui supermercati, come conferma Vanni Zanfini (a destra), che gestisce i punti vendita Conad di Case Finali e Barriera: "Limitare l’uso dei condizionatori non è in discussione per evidenti ragioni: al limite si potrà ragionare sul contenere l’utilizzo dell’impatto di riscaldamento in inverno, ma è inutile pensare al domani, perché il problema è oggi. A queste condizioni, resistere in mezzo a una selva di costi in esponenziale aumento, è proibitivo".