
Vignetta d’epoca (di Nadiani) sulla dittatura gastronomica di Aldo Casali
Quella beffa dedicata ai famosi cestini da viaggio del ristorante Casali: con un colpo di scena. Quella volta fu Aldo Casali ‘ad essere sotto la piastra’, come si usa dire da noi. Casali non era soltanto un famoso ristoratore, ma anche un rinomato maestro di burle e di laici sfottò, senza sudditanze ai potenti di turno. Questa saporosa vicenda di ieri, che ha tutta l’aria d’essere inedita, l’abbiamo piluccata da una fonte inedita, ma autorevole: ‘Le memorie d’un Commissario’ di Dario Ercolani che per due volte - nella prima metà del 900- fu nominato Commissario Prefettizio al Comune di Cesena, città che gli era cara avendovi insegnato matematica all’Istituto Tecnico Industriale. La beffa in questione risale però ai primi anni del secondo dopoguerra, anno 1948. Ercolani era buon amico di Aldo Casali cui dedica, nelle sue Memorie, un lusinghiero capitolo dedicato alla bravura del ristoratore non solo nel suo locale allora alla Stazione, ma anche alla sua capacità d’organizzare banchetti pubblici e privati con un servizio impeccabile Inoltre il Commissario ben conosceva le arguzie beffarde di Casali, poiché il gusto della beffa era (un tempo) categoria dello spirito per i romagnoli non addomesticati. Tuttavia, poiché Casali faceva spesso notare agli amici che nessuno l’aveva mai fatto fesso, Ercolani ed altri clienti del ristorante, spesso essi stessi oggetto di burle, meditarono la rivincita.
Fu il Commissario ad ideare il trappolone. Andò così. Grazie alla sua autorità il Commissario chiese all’Intendenza di Finanza un modulo in bianco, ma timbrato (avvertendo i finanzieri che si trattava d’una burla).Lo stesso Ercolani scrisse nel modulo, con lo stile gelido e minaccioso degli accertamenti tributari, che era stata avviata un’indagine retroattiva sui proventi derivati al ristorante Casali dalla vendita dei suoi famosi cestini da viaggio. Quando la notifica giunse al ristorante fu un fulmine a ciel sereno. Casali si recò subito dall’amico Ercolani per chiedere lumi e sostegno. Il Commissario promise il suo interesse: per quanto fosse stato possibile a lui ed altri amici funzionari. Aldo Casali dal canto suo promise a chi gli dava una mano una gran cena. Dopo aver lasciato per alcuni giorni a ‘bagnomaria’ il ristoratore, Ercolani compilò un altro modulo impeccabile che recitava: ‘L’Intendenza di Finanza di Forlì, vista l’ingiunzione già notificata al Cav. Aldo Casali, eccetera. Viste le dettagliate informazioni deli Organi investigativi. Visto il particolareggiato rapporto pervenuto dal Commissario Prefettizio di Cesena, eccetera… Decreta l’annullamento dell’accertamento. Forlì, marzo 1948’. La nuova missiva fece tirare un sospiro di sollievo a Casali che onorò la promessa, offrendo una cena che Ercolani definisce ‘truculenta’, con aggettivo scherzoso. Sorpresa finale: al momento del brindisi conclusivo al ‘fes…teggiato’, Casali ( sempre attento alle sfumature) colse al volo, dalle ironiche cadenze oratorie del Commissario e dai sorrisi ghignanti dei commensali, la beffa in cui era caduto. Non fece una piega e disse: ‘Ho capito. Ci sono caduto. Mi sta bene! Siete stati bravi’. E offrì un altro giro di cognac d’autore. Della serie: la classe non è acqua. C’era una volta la Romagna delle beffe: chi la fa, l’aspetti…