Chiara Bolognesi, un giallo lungo 31 anni: “E’ stata uccisa”. Rispunta il caso Golinucci

Cesena, la procura di Forlì ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio: il corpo della verrà esumato nei prossimi giorni

Il cadavere di Chiara Bolognesi fu ritrovato il 31 ottobre del 1992 nel Savio: la 18enne era scomparsa il 7 ottobre

Il cadavere di Chiara Bolognesi fu ritrovato il 31 ottobre del 1992 nel Savio: la 18enne era scomparsa il 7 ottobre

Cesena, 1 febbraio 2023 – Dal passato svetta di colpo un passaggio inatteso: la morte di Chiara Bolognesi, 18 anni, trovata cadavere il 31 ottobre 1992 nel Savio, a valle di Cesena, potrebbe non essere un suicidio. Chiara era scomparsa il 7 ottobre, dopo aver studiato a casa di un’amica, a Ponte Abbadesse.

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La procura di Forlì ha aperto nelle scorse ore un fascicolo contro ignoti per omicidio. Questo solo trapela dalle strettoie del palazzo di piazza Beccaria di Forlì. Il resto, ammissioni fuori taccuino.

La prima è che nei prossimi giorni si concretizzerebbe l’esumazione del cadavere di Chiara. E questo perché, grazie a nuove tecniche investigative alimentate da dotazioni strumentali di ultima generazione, si può ipotizzare di rintracciare eventuali reperti genetici sul corpo della ragazza, che all’epoca, 31 anni fa, non era possibile rinvenire.

Di certo, nel ’92, al di là dello strumentario a disposizione, gli inquirenti non credevano affatto all’omicidio. L’autopsia non rivelò tracce di violenze. Il caso venne archiviato. Anche allora, comunque, qualcuno sospettava una cosa: che la vicenda di Chiara fosse congiunta al dramma di Cristina Golinucci, 21 anni, svanita nel nulla due mesi prima.

Cristina non è mai stata trovata; l’auto sì: nel parcheggio del convento dei frati cappuccini di Ronta, frazione dove abitava la giovane; aveva un appuntamento con un religioso. Che poi disse: "Mai vista!"; e successivamente non parlò mai. Con nessuno. Tantomeno con polizia o carabinieri.

E su quella trama si sono intrecciate ipotesi in quantità sterminata. Adesso, forse, gli orditi misteriosi che hanno tratteggiato con inchiostri sfumati e fumosi i destini delle due ragazze potrebbero ricongiungersi. Certo, anche all’epoca qualcuno fece uno più uno: Cristina e Chiara avevano frequentato la stessa scuola: Ragioneria. Ma il pensiero s’arenò. Le due non si conoscevano.

Eppure qualcosa c’è. Se anche il filo non è rosso, è pur sempre un filo. Perché – e qui siamo sempre nel territorio delle fonti fuori taccuino – negli ultimi tempi è stata tirata in ballo sempre più spesso una storia tratta dalle telefonate anonime giunte a valanga a persone vicine alla famiglia di Cristina. In particolare, una chiamata arrivata nel ’92 al parroco di Ronta. Il sacerdote, vent’anni dopo, alla madre di Cristina, Marisa Degli Angeli, confessa di aver parlato al telefono con un tizio sconosciuto che qualcosa di giusto l’aveva detto: "Disse che di lì a poco avrebbero trovato Chiara nel Savio e Cristina nel Tevere, a Roma, vicino a un convento di frati cappuccini dove abitavano due religiosi che quando Cristina scomparve erano a Cesena...".

Perché tirare fuori questa storia nel 2012? Il parroco lo disse anche agli inquirenti: "All’epoca non gli diedi peso....". Sta di fatto che, nel ’92, Chiara viene ritrovata proprio nel Savio. Nel Tevere a Roma, invece, nessuno cercò mai nulla.

Così nel 2012 la procura di Forlì riapre il caso. Anche perché la temperie, al convento dei frati cappuccini, è mutata. C’è un altro priore. Che apre le porte agli inquirenti. Si fanno ricerche col georadar. Ma niente. L’inchiesta torna a inabissarsi. E ora, prepotente, riemerge. I detective ci riprovano: forse dai resti di Chiara potrebbero affiorare reperti per coniugare fatti e nomi. E gettare luce anche sul tenebroso enigma di Cristina.