"Clima di sospetti sui Cappuccini È stato un periodo molto duro"

Padre Giorgio Busni nel ’94 prese il posto di padre Lino: "Aprii il convento alla città e recuperammo il rapporto"

"Clima di sospetti sui Cappuccini  È stato un periodo molto duro"

"Clima di sospetti sui Cappuccini È stato un periodo molto duro"

Padre Giorgio Busni, con suo fratello Davide morto qualche anno dopo, frate cappuccino anche lui, fu destinato al Convento dei Cappuccini di Cesena con l’incarico di padre guardiano nel 1994 e prese il posto di padre Lino Ruscelli, che lo deteneva al tempo della scomparsa di Cristina Golinucci avvenuta il 1° settembre 1992. "Io sono cesenate purosangue, sono nato 73 anni fa al Ponte Vecchio – rievoca –: mi sono fatto frate e fui trasferito a Cesena da una parrocchia di Roma, Santa Maria del Carmine e San Giuseppe al Casaletto. Oggi sono parroco al Santissimo Crocifisso in Santa Cristina a Faenza e il mio incarcio sta per scadere. Vedremo dove proseguirò. Noi giriamo, siamo sempre in moto. A Cesena arrivammo insieme io e mio fratello dopo che era scoppiata la buriana per il caso Golinucci".

"Furono anni molto duri – rievoca –: io sono stato a Cesena per più mandati, ma la prima fase fu la più complicata. Dovevamo recuperare credibilità e reputazione, perché eravamo finiti nel mirino dell’opinione pubblica. Per un po’ di tempo nessuno venne più su ai Cappuccini, ervamo visti col fumo negli occhi. Mio fratello, che aveva l’incarico di frate economo e si curava di fare la spesa, doveva subirsi le contumelie e gli insulti di bottegai e clienti. Poi, un po’ alla volta, ce l’abbiamo fatta a recuperare la vicinanza dei cesenati. Io, che avevo ereditato le mansioni da padre Lino, aprii il convento alla città e lavorammo molto per riannodare il legame dei frati con i fedeli e i cesenati".

"Il caso di Cristina? All’epoca fui vicino alla madre e al padre, che poi morì, e in un’occasione – prosegue padre Giorgio Busni – intervenni anche in piazza ad una manifestazione pubblica. Forse padre Lino avrebbe dovuto aprire il convento anche lui fin da subito, accogliendo le richieste dei familiari, ma è difficile parlare senza essere stato lì in quel periodo. Io ero a Roma e confesso di aver sperato di non essere spostato a Cesena perché ci sarebbe stata una brutta gatta da pelare. E invece toccò a me diventare padre guardiano".

"Non ho piacere di ricordare quella vicenda che mise in cattiva luce il convento – conclude padre Giorgio Busi –. So che è tornato al convento di Cesena padre Francesco Panavi, un frate che c’era che anche nel 1992, quando scomparve Cristina. Cosa vuole che dica: una brutta storia. Ai tempi della sparizione al convento erano ospitati un albanese, di cui si sono perse le tracce, e un ragazzo africano, Boke, di cui non si sa più nulla, se non che sarebbe in Africa. Tutto è rimasto così vago".

a.a.