"Corruzione e sciacallaggio sui profughi"

Alla frontiera tra Moldavia e Ucraina, accanto alla solidarietà, emerge un florido mercato illegale di trasporti e transiti privilegiati

Migration

di Francesco Giubilei*

Nella tragedia e nel dramma della guerra, c’è anche un altro risvolto della medaglia e sono le storie di coraggio non solo degli uomini che rimangono al fronte per combattere ma anche delle donne, dei bambini e degli anziani che lasciano le proprie case e città per cercare riparo nell’Europa occidentale. Arrivati a Palanca, il confine più meridionale della Moldavia a soli cinquanta chilometri ad Odessa, la situazione è molto complicata. A differenza di altri confini in cui ci sono file chilometriche di macchine, qui la maggioranza delle persone ha varcato la frontiera a piedi e centinaia di donne (molte con bambini piccoli e anche neonati) attendono al freddo (la temperatura è di zero gradi) le navette per i centri di accoglienza, un’attesa può durare anche ore visto il numero consistente di rifugiati.

Qui veniamo a conoscenza di un fenomeno che ci era stato raccontato ma di cui non avevamo avuto conferma diretta. Prima di arrivare al confine dal lato moldavo, la polizia ferma tutte le automobili per identificare le persone a bordo. Domandiamo il motivo del controllo e ci dicono che, oltre ai volontari giunti per aiutare, ci sono taxi illegali che chiedono fino a 300 euro per portare i rifugiati alla capitale della Moldavia Chisinau (il costo di un taxi regolare è di circa 50 euro).

Insieme al conflitto è infatti esploso un fenomeno tanto diffuso quanto sottaciuto ed è la corruzione al confine ucraino per lasciare il paese. Molte persone facoltose sembra paghino per saltare le file chilometriche e uscire dall’Ucraina più in fretta possibile o, se uomini, per evitare l’arruolamento. Non ci sono cifre certe, alcuni ci dicono chiedano intorno ai 10.000 euro per far uscire gli uomini dall’Ucraina.

Mentre ci raccontato le conseguenze del mercato nero nell’economia di guerra, si avvicina una ragazza con un enorme trolley e un cane al guinzaglio. La aiutiamo a raggiungere la navetta e ci racconta di essere sola con il suo cane: "non potevo abbandonarlo" aggiunge accarezzandolo. "Sto andando da una mia amica che vive in Germania, devo raggiungere Bucarest e da lì prenderò un aereo" .

Nel mentre arriva una navetta, la polizia moldava e i volontari cercano di organizzare il transfert lavorando senza sosta, non dobbiamo dimenticare anche la solidarietà di chi accoglie. Polacchi, slovacchi, ungheresi, rumeni e moldavi stanno dimostrando una straordinaria solidarietà accogliendo centinaia di migliaia di rifugiati. In particolare nei primi giorni, quando un numero enorme di persone si è riversato alle frontiere delle nazioni confinanti con l’Ucraina, il sistema di accoglienza si è basato sull’attività di volontari, Ong, associazioni senza la cui attività sarebbe stato impossibile aiutare un numero così consistente di persone. Visitando i confini ci imbattiamo in numerosi esempi di solidarietà, per esempio a Giurgiuleșt i moldavi hanno allestito a pochi metri dalla frontiera un primo punto di accoglienza con bevande calde, vivere e tende per i rifugiati. La Moldavia è una piccola nazione dell’Europa dell’est molto povera, lo stipendio medio è di 200 euro e il pil pro capite è il più basso d’Europa.

La Moldavia e la Romania sono principalmente mete di primo approdo e molti ucraini, dopo essere entrati, si recano nell’Europa occidentale. Nonostante ciò, tanti moldavi e rumeni hanno messo a disposizione le proprie case per accogliere gli ucraini e addirittura strutture ricettive hanno offerto gratuitamente i propri servizi. È il caso della cantina Purcari, una delle più importanti e prestigiose aziende vinicole della Moldavia che sorge a pochi chilometri dal confine meridionale di Palanca che ha deciso di ospitare alcune famiglie ucraine nella propria struttura.

C’è poi un ulteriore aspetto sottaciuto nella generosità di rumeni, moldavi (ma anche ungheresi) ed è il tema delle minoranze, importante per comprendere la gestione dei flussi migratori dall’Ucraina. Nell’Ucraina dell’Ovest vive una consistente minoranza ungherese nell’area della Transcarpazia e una numerosa minoranza rumena nella regione della Bessarabia meridionale. È lo stesso territorio dove è presente una più forte componente nazionalista Ucraina e questo negli anni ha generato una serie di problemi a cui si aggiunge un tema di carattere etnico poiché, mentre gli ucraini sono di etnia slava, gli ungheresi sono magiari e i rumeni di lingua neolatini. Da qui le differenze linguistiche ma anche storiche, culturali e di stile di vita. Nonostante questi pregressi, sia la Moldavia sia la Romania stanno accogliendo i rifugiati ucraini perché il dramma della dramma viene prima di qualsiasi altra valutazione ma, se la situazione dovesse protrarsi a lungo, non sono da escludere tensioni. Il coraggio e la solidarietà purtroppo non possono bastare da sole per raggiungere la pace che, da un lato all’altro del confine, tutto vogliono il prima possibile.

*editore e presidente della Fondazione Tatarella