Crac Cesena calcio, plusvalenze. Svelate tutte le carte

Sotto la lente le mosse di Lugaresi, Foschi, Valentini, Piangerelli e Ceccarelli. Nomi e cifre delle compravendite con il Chievo

Da sinistra, Giorgio Lugaresi e Rino Foschi (foto Ravaglia)

Da sinistra, Giorgio Lugaresi e Rino Foschi (foto Ravaglia)

Cesena, 1 agosto 2019 - È uno spaccato pieno di ombre degli ultimi cinque anni di vita dell’Associazione Calcio Cesena l’Operazione Fantacalcio che la guardia di finanza ha condotto da febbraio 2018 e che la procura della Repubblica (i sostituti Filippo Santangelo e Francesca Rago) ha formalizzato con la richiesta di arresto dell’ex presidente dell’Associazione Calcio Cesena Giorgio Lugaresi, dell’ex direttore dell’area tecnica bianconera Rino Foschi e del presidente del ChievoVerona Luca Campedelli (nessuna parentela con l’ex presidente dell’Ac Cesena Igor Campedelli), richiesta respinta dal giudice per le indagini preliminari Monica Galassi.

Il nucleo centrale sono le plusvalenze fittizie realizzate attraverso lo scambio di giovani calciatori con valutazioni esorbitanti delle quali riferiamo a fianco (per un importo complessivo di circa trenta milioni di euro sia per l’Ac Cesena che per il Chievo) realizzate dal 2014 al 2018. Per questo sono stati contestati i reati di bancarotta fraudolenta impropria da false comunicazioni sociali a Giorgio Lugaresi, Gabriele Valentini, Rino Foschi, Luigi Piangerelli (direttore del settore giovanile) e a Luca Campedelli.

E’ di particolare rilievo anche la sistematica evasione dell’Iva e di ogni altri imposta che ha portato l’Ac Cesena ad accumulare nei confronti dell’Agenzia delle Entrate un debito complessivo (compresi interessi e sanzioni) di 40 milioni di euro, circa la metà di quelli che hanno causato il fallimento decretato il 10 agosto dell’anno scorso. Per questo a Giorgio Lugaresi, Gabriele Valentini, ex direttore generale della società bianconera, e a tutti gli amministratori è stato contestato il reato di bancarotta da operazioni dolose causative del fallimento.

Pesanti anche le accuse nei confronti di Graziano Pransani (ex vice presidente) e Giampiero Ceccarelli (ex consigliere d’amministrazione in rappresentanza dell’associazione dei tifosi ‘Cesena per sempre’: dichiarazione Iva fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni (oggettivamente) inesistenti. Per questa accusa Lugaresi è stato assolto nel primo dei tre processi a suo carico già avviati, avendo dimostrato che le dichiarazioni non erano di sua competenza.

Un altro capitolo che riguarda direttamente Giorgio Lugaresi sono i rapporti tra l’Ac Cesena e la Cai Logistica, una società a responsabilità limitata della quale era socio e amministratore lo stesso Lugaresi. A mettere in luce questa vicenda è il curatore fallimentare Mauro Morelli, commercialista di Bologna: nel gennaio 2018, quando ormai lo stato di insolvenza era di pubblico dominio e si profilava l’ombra del fallimento, Lugaresi dichiarò di aver rinunciato al compenso da presidente che ammontava a 250.000 euro all’anno. In contemporanea la Cai Logistica, società che ha sede presso lo stodio del commercialista Franco Santarelli, stipulò un contratto di consulenza da 270.000 euro all’anno con l’Ac Cesena per svolgere i compiti che solitamente sono del presidente: la direzione strategica, il supporto dell’attività istituzionale, la gestione dei rapporti con gli istituti bancari, i professionisti e gli sponsor.

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Nel giro di sei mesi la Cai Logistica ha emesso fatture nei confronti dell’Ac Cesena per 140.000 euro, incassando quasi 120.000 euro, in parte prelevati dallo stesso Lugaresi e da sua moglie. Lugaresi si è giustificato dicendo che se la società non avesse corrisposto il compenso al presidente ci sarebbero state penalizzazioni per la squadra, mentre il mancato pagamento delle fatture per la consulenza non avrebbe influito sulla classifica. Con i fondi di Cai Logistica (società dal cui cda ha dato le dimissioni) Giorgio Lugaresi acquistò nell’aprile 2018 una Landa Rover che tre mesi dopo vendette alla moglie.