Cristina e Marisa nella stanza della memoria

I ragazzi del liceo scientifico Righi raccontano ’Voglio soltanto le ossa’: un viaggio nella mente della madre della ragazza scomparsa

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’Voglio soltanto le ossa’ di Giacomo Garaffoni, è uno spettacolo di prosa ispirato alla scomparsa di Cristina Golinucci (interpretata da Livia Rossi), il cui titolo rimanda a una frase pronunciata dalla madre Marisa Degli Angeli (interpretata da Alice Torriani) in seguito all’ennesima lettera anonima che pretendeva di far luce su un delitto terribile e non ancora chiarito. La pièce è basata su un accurato studio della drammatica vicenda, ma non prende corpo attraverso una trama lineare, la narrazione di una storia. Contro uno sfondo scuro e uniforme, avulso da qualunque riferimento spazio-temporale, vediamo una giovane madre, che è Marisa e insieme tutte le madri. Con gesti lenti ripulisce il corpo della figlia dal sangue e dalla terra, quel corpo che non ha mai potuto seppellire. Il suo sguardo è prosciugato dal dolore e genera nello spettatore un cortocircuito emozionale che lo prepara a penetrare nella stanza della memoria, dove il biancore è assoluto e straniante. Nel salotto, asetticamente arredato, c’è una sola macchia nera sul muro, nascosta ma indelebile. Di fondo suoni rarefatti e angoscianti, tra gli altri il rumore della Fiat Cinquecento di Cristina, che accompagna la transizione da una scena all’altra. La scrittura è solida, ma ancor più forte è l’uso delle immagini.

Di Cristina Golinucci non è rimasto il corpo, nemmeno le ossa. Ciò che resta è un ricordo predatore, che si fa carne e invade lo spazio. Nella stanza della memoria la ragazza si anima e torna a dialogare con la mamma. Le due donne parlano, litigano, giungono a toccarsi: un ambiente famigliare, ormai perduto, riprende vita. Alla sua prima regia, l’autore cesenate allestisce una serie di suggestioni e di metafore, facendoci entrare nella mente di una madre, abitata della figlia scomparsa. L’obiettivo è quello di suscitare nello spettatore una riflessione profonda che tocchi i territori dell’universale: il lutto, il dolore, l’assenza, nella loro dimensione più profonda. Garaffoni vuole andare oltre il fatto di cronaca nera, per raccontarci il dolore causato dalla scomparsa di un nostro caro. Nella mente di chi rimane si continua a vivere ogni giorno. Il ricordo, tuttavia, non può colmare la mancanza e il conforto che dona confina col sentimento più lacerante e si confonde con esso e diventa tormento. Ma per la madre è necessario ricordare la figlia, anche per non perdere i ricordi piacevoli che fanno parte della sua vita. Quale può essere, allora, in generale, il significato della memoria? È più doloroso ricordare o dimenticare? Il dilemma amletico che lo spettacolo pone colpisce la coscienza di ciascuno. Questo (apparentemente) illogico bisogno si esplica nelle parole della canzone ’Like a prayer’ di Madonna, cantata dalla madre in un’atmosfera di candida lucidità.

4Cs Liceo scientifico A. Righi