Dario Fo, il relax del maestro del pennello

All’Officina dell’arte dieci opere realizzate dal Premio Nobel durante i soggiorni a Cesenatico

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di Raffaella Candoli

L’Officina dell’Arte, galleria e salotto d’incontri letterari di via Madonnina, chiude col botto, prima della sospensione estiva, proponendo sabato alle 10.30, in anteprima nazionale, una selezione originale di 10 opere di Dario Fo, appartenenti alla Fondazione Primo Grassi di Cesenatico. A presentarle sarà lo studioso d’arte Orlando Piraccini, che ha storicamente censito, titolato, datato e ordinato tutte le opere di Fo, della collezione Grassi, e che saranno poi esposte, assieme ad altre inedite, nella grande mostra "Dario Fo-il maestro dei pennelli", che si terrà a Cesenatico, nella Galleria comunale Leonardo Da Vinci, dal 19 luglio al 4 settembre. Interverrà anche Fabio Grassi, figlio di Primo, per presentare il volume di cui è autore "Dario Fo-il Maestro dei Pennelli. Come il Premio Nobel dipingeva il suo teatro" di recentissima pubblicazione, che ha esordito con successo al salone internazionale del Libro di Torino. Il libro, nella circostanza della mostra all’Officina, sarà in vendita ad un prezzo speciale, insieme ad una cartolina da collezione proposta in esclusiva.

Dario Fo e la moglie Franca Rame, dagli anni ’60 e fino al 2016 (data della morte dell’attore, regista, scenografo, e della sua ultima mostra proprio a Cesenatico), hanno avuto una lunga frequentazione con Cesenatico e con la famiglia Grassi; era anzi consuetudine della coppia di artisti essere ospiti a casa Grassi, quasi fosse un rituale, prima di andare in scena con un nuovo spettacolo. E, Fo, in quel clima rilassato e familiare faceva schizzi e disegni, tanto da realizzare una settantina di opere, tutte finora inedite, che compaiono nel libro di Fabio Grassi insieme ad aneddoti, racconti e ricordi, spezzoni di trame teatrali che accompagnano il lettore a riesaminare le battaglie sociali condotte da Dario Fo e Franca Rame attraverso il loro teatro politico fatto di ironia e determinazione. "Dico sempre che mi sento attore dilettante e pittore professionista. Se non possedessi questa facilità naturale del raccontare attraverso le immagini, sarei un mediocre scrittore di testi teatrali, ma anche di favole o grotteschi satirici" diceva Fo di sé stesso. Piraccini, che ha conosciuto e frequentato Fo e nel 1998, per i tipi di Scheiwiller per lui curò, assieme a Enzo Colombo, una pubblicazione in occasione della grande mostra che i due allestirono a Cesenatico, accompagnata dalla prima edizione delle Tende al Mare, racconta che Fo "fu studente d’accademia a Brera e poi al Politecnico, in una Milano che fra anni quaranta e primi anni ’60 è stata una vera e propria capitale dell’arte a livello europeo. Conosce Carrà, De Chirico, Peverelli, Morlotti, Remo Brindisi, Bruno Cassinari. Frequenta Emilio Tadini e con lui nel ’46 va a Parigi e frequenta Léger," ma – aggiunge Piraccini – "Fo legherà la sua innata passione per il segno e per il colore tracciati su carta, al teatro, al suo mestiere di teatrante". Insomma la sua arte funzionale alla scrittura teatrale, a sceneggiatura e scenografia, fino alla recitazione.

"Io poi, non l’ho più seguito da vicino – conclude il critico -, ma le cose che ho visto nel duemila mi han fatto pensare che il demone della pittura si sia rimpossessato di lui, e che appunto, l’ultimo Fo, dopo tanto pennarello, sia tornato a tutti gli effetti quel maestro del pennello che risulta nel titolo di Fabio Grassi".