Ecco il robot che mette le mani nella prostata

Macchinario d’avanguardia in corso di sperimentazione all’ospedale Bufalini. I medici: "Consente interventi più precisi e meno invasivi"

di Elide Giordani

Penetra nel corpo umano con precisione millimetrica e sa essere delicato quanto efficiente. Certo ha un aspetto alieno e immaginarlo mentre fruga nella pancia del paziente può sortire un certo effetto. Ma, garantiscono i chirurghi del Bufalini che lo usano in prova, le sua prestazioni sono al massimo. Ne ha beneficiato in questi giorni con risultati importanti la chirurgia intestinale e quella prostatica. E’ un robot chirurgico ma sarebbe più opportuno definirlo una macchina con quattro braccia "comandate - spiega il dottor Carlo Lusenti, direttore di Urologia, che lo ha impiegato in un’operazione per l’esportazione di un tumore prostatico - da una stazione staccata, sia dal paziente che dal robot, da cui il chirurgo opera attraverso uno schermo e alcune leve di comando".

"I vantaggi dell’impiego del robot - dice ancora Lusenti - sono concreti, sia per il paziente che per il chirurgo. Al paziente garantisce maggiore precisione e minore invasività, dunque un decorso più rapido e un recupero funzionale migliore. Al chirurgo la possibilità di impiegare una tecnologia avanzata, che rende più attrattivi gli ospedali dove operare. Peraltro è una tecnologia che consente di apprendere più rapidamente determinate tecniche che nei casi tradizionali richiederebbero tempi di training molto più lunghi ed una casistica di formazione decisamente più elevata".

Le potenzialità del robot sono particolarmente apprezzate negli interventi alla prostata "dove - spiega Lusenti - occorre essere attenti al risparmio dei fragilissimi nervi, quasi invisibili ad occhio nudo, che sottendono alla continenza e all’erezione". Ma c’è di più. "La macchina - aggiunge il dottor Fausto Catena, direttore di Chirurgia Generale e d’Urgenza, che ha effettuato col robot l’esportazione di un tumore del colon - consente all’operatore di vedere l’interno del corpo umano in forma tridimensionale e molto amplificata. E’ come se fossimo immersi nel corpo del paziente, consentendo una precisione notevole". E ancora: "La macchina è dotata di una sorta di manina snodabile molto agevole per applicare punti di sutura".

"L’impiego del robot - chiarisce il dottor Vanni Agnoletti, direttore di Anestesia e Rianimazione - non contrasta con l’attività ordinaria della chirurgia, si aggiunge a quella che già stiamo conducendo, con uno sforzo in più per poter portare avanti questa importante sperimentazione. L’anestesia peraltro è la medesima". L’uso del robot, ben accolto dai pazienti, ad oggi è sperimentale. A fine percorso, se il risultato sarà quello atteso l’Asl Romagna lo acquisterà per la bella cifra di 2 milioni e mezzo di euro e ne collocherà uno a Cesena, uno a Ravenna e uno a Rimini. Gli interventi con il robot hanno un costo maggiore (dai 4 ai 5 mila euro in più) rispetto a quelli tradizionali a causa dei materiali che impiega.