Ucraina, Anastasia e Nikolai: "La guerra non ci divide, ci sposeremo"

Lei è arrivata a Cesena dalla Crimea dopo l’invasione da parte dei russi. Lui, bielorusso, è in città da quando aveva 16 anni

Anastasia, 27 anni, e Nikolai, 35 anni, si sono conosciuti a Cesena

Anastasia, 27 anni, e Nikolai, 35 anni, si sono conosciuti a Cesena

Cesena, 6 marzo 2022 - ​Fidanzati , conviventi e con un progetto matrimoniale in vista. 35 anni lui, 27 lei. Una coppia come tante, se non fosse per il fatto che lui, Nikolai, è bielorusso; lei, Anastasia ucraina. A duemila chilometri da qui, nemici per ragioni politiche, ma a Cesena, in Italia, nel Paese che li ha accolti, uniti più che mai. Parlano una lingua comune, il russo, e, hanno tra i loro amici giovani di varia provenienza dai Paesi dell’Est Europa. Senza alcuna distinzione, e neppure per un attimo il drammatico conflitto in atto ne ha incrinato i rapporti.

"Sul tavolo di cucina – racconta Nikolai – Anastasia ed io abbiamo disegnato dei cartelli con la scritta Pace, che poi abbiamo portato alla manifestazione ai Giardini Savelli. Non manchiamo di informarci da chi è rimasto nei nostri Paesi d’origine, quali siano gli scenari che vedono coi loro occhi". Anastasia è attiva con un gruppo di persone, pure di vario ceppo, bielorussi, polacchi, bulgari, moldavi, compreso qualche russo, nel coordinare gli aiuti umanitari da inviare alla frontiera con la Polonia dove si ammassano donne, anziani e bambini in fuga dall’Ucraina.

"Abbiamo radici comuni – asserisce Anastasia –, e tali abbiamo continuato a considerarle anche dopo il 1991 con la fine dell’Unione sovietica. Vivo qui dal 2014, con lo status di rifugiata politica, in seguito all’annessione da parte russa della Crimea, dove sono nata. Ero venuta a trovare mio fratello residente nel Cesenate e non sono più potuta rientrare. La mia famiglia aveva solide discendenze ucraine: mio nonno mi iscrisse ad un liceo dove si insegnava, oltre al russo, la lingua ucraina. L’annessione della Crimea alla Russia, con un discusso referendum, lo ha distrutto psicologicamente".

Nikolai invece arrivato a Cesena quando aveva 16 anni. "Ho potuto usufruire – spiega – di un visto di studio e mi sono diplomato all’Istituto Agrario. Anni prima ero stato inserito in un progetto di accoglienza temporanea di un’associazione di volontariato che ancora dà ospitalità in famiglia ai cosiddetti bambini di Chernobyl, che per anni tornano sempre nello stesso nucleo familiare, e sono poi stato adottato da maggiorenne".

"La sessantina di bielorussi che le statistiche danno presenti oggi a Cesena – aggiunge - non rappresenta la vera dimensione numerica. Diversi di noi sono stati adottati da minorenni e, dunque sono a tutti gli effetti italiani; altri sono stati adottati da maggiorenni e dopo cinque anni hanno richiesto la cittadinanza. Ci sono poi alcune ex insegnanti di orfanotrofi, interpreti e addirittura direttrici di istituti per bambini abbandonati, venute ad accompagnare gruppi di minorenni, per soggiorni di risanamento, che poi hanno sposato dei cesenati e acquisito la cittadinanza. Nuclei di uguale provenienza sono a Cesenatico, Cervia, Forlì e Ravenna".

"Pur essendo integrati nella realtà cesenate – continua Anastasia –, manteniamo rapporti tra noi che abbiamo radici comuni e le nostre specialità culinarie sono un’occasione di incontro; il negozio ucraino Smak, che ora funge da punto di raccolta per l’invio di beni di prima necessità, è quello da cui ci riforniamo per ritrovare i sapori dei nostri Paesi. Ma le riflessioni sui passati stili di vita e quelli attuali, sulla situazione drammatica che l’Ucraina, ma anche la Russia e la Bielorussia stanno vivendo, sono al centro dei nostri discorsi e dei nostri pensieri".