I bar della movida tagliano le colazioni

Cresce il fenomeno dei pubblici esercizi che concentrano l’attività di pomeriggio e sera. Le associazioni: "Si tara gli orari sui propri clienti"

di Andrea Alessandrini

Orari sempre più flessibili e tarati sul proprio target di clientela, per i pubblici esercizi, protagonisti ormai quasi assoluti della vita del centro storico, con bar crescenti nelle zone della movida che aprono al pomeriggio o al mattino tardi. Ma non esistono schemi fissi e uniformità, comanda la fantasia. Una delle situazioni che si nota di più – anche se non può essere definita una costante – è che in non tutti i bar del centro si può fare colazione al mattino presto, perché alcuni aprono dopo. C’è comunque da riflettere sullo stato di salute di un centro i cui l’afflusso scivola sempre più verso le ore serali: se si tiene chiuso al mattino, dipenderà pure anche dal fatto che i clienti, se non latitano, di sicuro non abbondano.

"I pubblici esercizi stanno calibrando la loro gestione aziendale a seconda della fonte di reddito – osserva Graziano Gozi, segretario di Confesercenti Cesena-. Quando si appura che si ha un incasso scarso in un determinato orario della giornata si valuta se tener chiusa l’attività, ma le colazioni restano una fetta importante del business di un bar, dentro e fuori dal centro".

C’è però chi ha rinunciato all’apertura al mattino, come il Mad Caffé, nella zona movida tra giardini pubblici e teatro Bonci. "Apriamo alle quattro del pomeriggio – dichiara il titolare Franco Fesani :–. Con i costi di gestione che ci sono, tra personale e utenze tanto più ora col caro energia, un’attività non può permettersi una copertura totale degli orari. Noi ci siamo concentrati sulla fascia pomeridiana e serale, anche perché con l’introduzione della ztl l’afflusso è diminuito. E non vale la candela contenderci un cappuccino in più con gli altri bar limitrofi, più redditizio concentrare le forze su altre fasce orarie".

Il Bar Caffé Martini nel porticato tra corso Garibaldi e via Montanari apre alle 11. "La scelta - spiega il titolare Alessandro Manuzzi da tanti anni sulla breccia – è stata dettata dall’esigenza di contenere i costi di gestione saliti col caro bollette e da problemi familiari che si stanno risolvendo. Ma sono un barista vecchio stampo e ritengo che un locale pubblico debba difendere il suo onore stando il più possibile a disposizione della città e a gennaio contiamo di riprendere l’apertura al mattino presto".

L’altra zona del centro in cui alcuni locali si sono indirizzati alla scelta di non aprire al mattino presto è quella di piazza del Popolo, divenuta epicentro della movida. Lo Chalet, uno dei locali più frequentati, apre tutti i giorni alle 18. "Al bar Amor – informa il titolare Matteo Cieri – abbiamo solo posticipato l’apertura dalle 6 alle 7 della mattina. Le colazioni sono una fonte di introiti, così come la pausa pranzo e gli aperitivi. Poi però ci fermiamo: aprendo al mattino, non possiamo proseguire oltre le otto di sera, è una questione di professionalità: non si può dare il meglio di sé in tempi troppo lunghi".

Il personale costa e c’è anche difficoltà a reprirlo, per chi può. A fare orario continuato da mattina a sera come i bar di una volta, grazie anche alla rotazione dell’ampio e giovane personale, è il Babbi Caffé, ’sotto il papa’.

"Io chiudo la mia caffetteria in corso Corso Sozzi alle otto di sera - afferma Alex Prati – e nel week-ed con l’apericena prolungo alle dieci, aprendo tutte le mattine presto".

"I nostri pubblici esercizi - ragiona il direttore di Confcommercio cesenate Giorgio Piastra – sono attenti alle esigenze della clientela, ma è evidente che debbono far fronte a costi di gestione aggravatisi, per di più dopo le limitazioni della pandemia. L’offerta è ampia e di qualità, ma il centro storico deve mantenersi popolato non solo di sera, perciò bisogna incentivare l’afflusso tutta la giornata".