CARLOTTA BENINI
Cronaca

I ‘Diari della Liberazione’ animati da Selvatico Studio

Domani sera va in onda su Raitre il film tratto dagli scritti di tre donne. L’art director Emilio Rossi: "Abbiamo tradotto in immagini le loro emozioni".

Da sinistra Stefano Benatti e Emilio Rossi

Da sinistra Stefano Benatti e Emilio Rossi

Un’animazione che dà voce ai pensieri, che trasforma la scrittura in resistenza, che racconta un mondo interiore durante il caos della guerra. È il contributo firmato Selvatico Studio al documentario ‘Diari della Liberazione’, in onda in prima visione su Rai Tre domani alle 23.10, in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. Al centro del film ci sono tre donne vissute alla fine della seconda guerra mondiale: con i loro diari segreti accompagnano lo spettatore nelle pieghe più intime della Storia. "Abbiamo tradotto in immagini le loro emozioni", racconta il cesenate Emilio Rossi, art director del giovane studio di animazione che ha sede a Spazio Marte ed è specializzato in tecniche miste, con una forte impronta analogica.

È la prima volta che lavorate con Ladoc, casa di produzione del film?

"Sì è stata la prima collaborazione. Loro cercavano uno stile artigianale, visivamente coerente con l’intimità del racconto: la nostra forte componente analogica è risultata perfetta per questo approccio. È il nostro primo lungometraggio e con gli autori Chiara Arcone e Matteo Parisini, che è anche il regista, si è creata fin da subito un’intesa".

Di cosa vi siete occupati?

"Abbiamo realizzato tutte le animazioni, che si alternano a immagini d’archivio e interviste. Candida Corsi ha firmato i fondali e lo storyboard, io ho curato il concept stilistico insieme a Michele Bernardi".

Che tecnica avete utilizzato?

"Il rotoscoping, una tecnica che consiste nel creare sequenze animate ricalcando immagini girate dal vivo fotogramma per fotogramma. Ogni secondo animato contiene circa 12 disegni originali, tutti realizzati a mano, con tavoletta grafica".

Cosa aggiunge l’animazione al docu-film?

"L’animazione dà corpo a ciò che le tre protagoniste scrivono nei loro diari. Non è un racconto razionale, ma la trasposizione di paure, sogni, visioni. Abbiamo lavorato molto con contrasti netti di bianco e nero, per valorizzare le emozioni, e questa tecnica ci ha permesso di costruire anche immagini surreali: c’è una scena, ad esempio, in cui le tre donne camminano dentro un orologio".

Quando nasce Selvatico Studio?

"Abbiamo fondato Selvatico Studio nel 2017 io e Stefano Benatti, mio socio e lead animator. Io provengo dallo stop motion, Stefano è concept artist. All’inizio lavoravamo per la pubblicità e il teatro, poi abbiamo virato verso cinema e animazione. La nostra cifra distintiva è la componente analogica: tutto quello che facciamo è di base disegnato a mano. Gli ‘escamotage’ digitali ci permettono di rispettare i tempi e i budget".

Progetti in corso?

"Tra gli ultimi lavori c’è ‘Ziki’, un cortometraggio fuori concorso al Future Film Festival 2024. E poi ‘Storta’, un corto di Rodaggio Film in produzione, sostenuto dalla Emilia-Romagna Film Commission. Inoltre abbiamo in cantiere un progetto tutto nostro: ‘e.pi.fa.nì.a - il momento in cui non c’ero’, un corto animato che vorremmo sviluppare come serie. Racconta momenti epifanici, come la scoperta della paura della morte o un’emozione improvvisa che lascia un segno. Attimi in cui ognuno può riconoscersi".