Il mercato delle stufe si accende d’estate

Negozi e produttori di impianti a pellet e legna presi d’assalto: "Richieste esplose dopo gli aumenti delle bollette e la guerra"

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"Se me l’avessero raccontato un anno fa non ci avrei creduto". Già, chi avrebbe mai creduto che, nel bel mezzo della settimana più rovente di un’estate mai così arsa, Gianni Sbrighi - responsabile del settore fuoco e socio della ditta cesenate ‘Sbrighi Pompeo & C. Snc’ (specializzata nella fornitura di materiali edili e stufe) - si sarebbe dovuto barcamenare tra un sopralluogo e l’altro per l’installazione di stufe a pellet e a legna? Invece è proprio così: sebbene la colonnina di mercurio sia ferma da giorni ben oltre i 30 gradi, c’è chi pensa con terrore all’inverno che verrà, sia per le bollette da capogiro, sia per il più volte paventato ‘taglio del gas’, a seguito della guerra in Ucraina e delle tensioni tra Europa e Russia.

Gianni Sbrighi, quando si è scatenata la corsa all’acquisto di impianti cosiddetti ‘a biomassa’ (tra cui camini e stufe a pellet e a legna)?

"Quando sono iniziate a circolare le prime voci sull’aumento delle bollette dovuto al caro energia, dunque verso la fine del 2021. È stata una crescita costante, accelerata prima dall’arrivo delle bollette di gennaio-febbraio, poi, soprattutto, dallo scoppio del conflitto russo-ucraino. Da quel momento la richiesta è letteralmente esplosa".

Come si è spiegato questo fenomeno?

"Sono convinto che la paura di restare al freddo (per il razionamento o il taglio dei rifornimenti di gas) prevalga su tutto, persino sul timore di bollette esose come quelle dei mesi scorsi. C’è anche chi effettua una scelta più consapevole e desidera investire in un impianto in grado di riscaldare la casa in sicurezza, inquinando molto meno".

Esistono degli incentivi per l’installazione o la sostituzione di generatori di calore alimentati a biomassa?

"Un altro dei fattori che ha contribuito all’impennata di richieste: c’è chi ne ha approfittato per mettere a norma il vecchio camino di casa, ormai inutilizzabile secondo le nuove norme sulla qualità dell’aria. Gli incentivi sono sia nazionali (come il Conto termico, che permette di recuperare le spese sostenute fino al 65%, ma non è applicabile in caso di nuova installazione), sia regionali, limitatamente ai Comuni che vi aderiscono".

Il boom di richieste ha fatto lievitare i prezzi?

"Non esattamente: il costo di un impianto, in realtà, non è cresciuto in modo rilevante rispetto al passato e, grazie agli incentivi, è possibile riavere buona parte dell’investimento. Quello che è aumentato, semmai, è il costo delle biomasse: un anno fa un sacco di pellet da 15 chili costava mediamente 4,80 euro, quest’anno oscilla tra i 7 e i 10 euro. Resta comunque più conveniente rispetto al gas metano".

Quali sono i tempi di attesa per un nuovo impianto o una ristrutturazione di uno già esistente?

"Si sono inevitabilmente allungati, soprattutto per i prodotti più ecologici (quelli cosiddetti ‘a 5 stelle’, obbligatori nel caso di nuove installazioni). Al momento parliamo di circa tre mesi: tenga presente che il boom di domanda non riguarda solo il nostro Paese, ma gran parte dei Paesi europei. Tutti si sentono minacciati dagli effetti della crisi energetica".

Si prevede un ritorno alla normalità?

"Al momento no. Ma nessuno di noi prevedeva neppure un boom del genere: fino all’anno scorso registravamo un picco tra settembre e la fine di dicembre, quest’anno stiamo sostenendo ritmi di lavoro impressionanti da gennaio. Sono sempre al telefono, anche a casa. L’altro giorno la mia compagna, all’ennesima telefonata, mi ha chiesto: ‘Come mai vogliono tutti una stufa con questo caldo?’".

Maddalena De Franchis