ANNAMARIA SENNI
Cronaca

In carcere in Venezuela da 15 mesi. Accusato di terrorismo e traffico d’armi

L’odissea di Giancarlo Spinelli, 59enne nato a Cesena e residente nel paese sudamericano

L’odissea di Giancarlo Spinelli, 59enne nato a Cesena e residente nel paese sudamericano

L’odissea di Giancarlo Spinelli, 59enne nato a Cesena e residente nel paese sudamericano

SenniHa un nome e un volto l’italo-venezuelano nato a Cesena 59 anni fa e arrestato il 21 febbraio del 2024 a Caracas, per terrorismo, tradimento della patria, traffico d’armi e associazione a delinquere. Si tratta di Giancarlo Spinelli, nato a Cesena nel ’66. Un italiano del Venezuela. Suo padre emigrò in Venezuela negli anni ‘70 e qui Giancarlo Spinelli ha vissuto il 90% della sua vita. A Caracas si è sposato con una venezuelana e ha lavorato per anni in un comune limitrofo, come architetto nell’ufficio edilizia. I parenti cesenati sono molto preoccupati, non avendo più sue notizie. Non credono alle accuse mosse contro di lui: Spinelli ha la passione per le armi e si dilettava nella trasformazione delle stesse, ma non è ritenuto un militante anti-regime. Inizialmente detenuto nel carcere Helicoide (noto come il più grande centro di tortura dell’America Latina) è stato poi trasferito nel febbraio 2025 nel carcere Yare III, nello stato del Miranda in Venezuela.

"Si trova in un vero e proprio lager – dice il cugino omonimo cesenate, Giancarlo Spinelli – non ci sono letti e i detenuti dormono ammassati. Nelle carceri venezuelane si susseguono casi di tortura. Una strategia sistematica di persecuzione politica e detenzioni arbitrarie. Mio cugino è stato arrestato con pesanti accuse, ma sono accuse false di regime. Io e i suoi fratelli ci siamo attivati con il Ministero degli Esteri e sono stati davvero gentili. Ma da un paio di giorni non ho più notizie di lui. E’ malato, soffre di problemi di intestino e di pressione. Ora ci siamo affidati a un avvocato venezuelano per cercare di tirarlo fuori di là". "Le condizioni in cui vivono i detenuti sono inaffrontabili e in pochi escono vivi di lì – prosegue il cugino cesenate – Io e mio cugino ci sentivamo spesso ed eravamo legati, lui conosceva tante persone influenti nel Governo venezuelano, ma non era assolutamente un eversivo".

La notizia della carcerazione di Giancarlo Spinelli è stata confermata da fonti diplomatiche e l’Ambasciata e il Consolato generale a Caracas seguono il caso con la massima attenzione e mantengono stretti contatti con la moglie di Giancarlo Spinelli, l’unica ad avere incontrato il detenuto dopo l’arresto. La moglie può fare visita al marito ogni tre mesi.

"In Venezuela basta poco per finire in prigione – dice Marinellys Tremamunno, presidente dell’associazione onlus ‘Venezuela, la piccola Venezia’ con sede a Roma – basta trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, pubblicare un post critico sui social o inviare un messaggio su whatsapp. Le famiglie non ce la fanno più. Inizialmente rimangono in silenzio. Non denunciano per paura del regime e per paura che i parenti in carcere vengano torturati. Poi, quando vedono che nessuno riesce a far niente e presi dalla disperazione, denunciano il caso. Le vite degli italiani arrestati in Venezuela sono obiettivamente a rischio".

Il Venezuela è governato con il pugno di ferro dal presidente Nicolàs Maduro, gli oppositori sono perseguitati e arrestati. Dal 28 luglio 2024 il regime venezuelano ha avviato una brutale campagna di repressione con oltre 2400 arresti. Al 15 gennaio scorso c’erano ancora 1.687 detenuti prigionieri politici, e tra questi ci sono più di 150 persone con doppia cittadinanza. Sei gli italiani detenuti, arrestati dopo il 28 luglio 2024.