CRISTINA GENNARI
Cronaca

"Io, medico in mare, raccolgo vite umane"

La gambettolese Vanessa Guidi, 28 anni, è attivista della ong Mediterranea. "Un impegno fisico ed emotivo, ma ne vale la pena"

Migration

di Cristina Gennari

Dall’Africa al Mediterraneo, dove ha operato a bordo della Mare Jonio per soccorrere i migranti. Vanessa Guidi, gambettolese classe 1993, specializzanda in medicina d’urgenza, è attivista di Mediterranea.

Guidi come ha iniziato questa sua avventura?

"Ho fatto varie esperienze di volontariato. A 18 anni sono stata in Gibuti e lì ho deciso di fare medicina. Durante l’università sono andata in India e in Madagascar. Nel 2019 mi sono avvicinata a Mediterranea e ho capito che volevo dare una mano".

In che modo?

"Mi sono unita al team sanitario, ho fatto formazione e poi sono entrata nel gruppo cesenate che stava nascendo. Nel frattempo ho dato la mia disponibilità per le missioni e a maggio 2020 mi sono imbarcata".

Che esperienza è stata?

"Durante la missione ero l’unica sanitaria a bordo perché, per via del Covid, l’equipaggio era di sole 11 persone. Era importante che fossi una figura femminile, perché quasi sempre le donne che vengono soccorse hanno subito violenze e stupri".

Come si è svolta la missione?

"Dopo formazione e rilascio dei permessi siamo salpati per la zona Sar (Search and Rescue) fino al confine con le acque libiche".

Due i suoi salvataggi.

"Il primo ha coinvolto 67 persone dopodiché, dato che erano tutti negativi al Covid, siamo subito ripartiti. Abbiamo salvato altri 43 naufraghi, ma alcuni di loro erano positivi. Abbiamo dovuto fare la quarantena".

Chi avete trovato in mare?

"Perlopiù ragazzi, di cui molti minori non accompagnati. Due ragazze, una coppia siriana con due figli. Scappavano da anni". Dall’attivismo ai soccorsi in prima persona. Cosa cambia?

"Una missione è un momento duro e impegnativo non solo dal punto di vista emotivo, ma anche fisico. È stato difficile vedere per la prima volta un cadavere in mare. Il resto è monitoraggio continuo, si aspettano le segnalazioni poi durante i soccorsi l’emozione è alle stelle, anche se divento un automa".

In che senso?

"Devi essere concentrata, lavorare nel miglior modo possibile, le emozioni arrivano dopo. In alcune occasioni poi non siamo riusciti ad arrivare prima della cosiddetta guardia costiera libica che ha riportato indietro i naufraghi".

Episodi frustranti.

"Potevamo cambiar loro la vita. C’è chi si butta in mare pur di non tornare in Libia. In una nave era addirittura nato un bambino. Ma sono arrivati prima loro. Quando ci riesci, però, l’emozione è fortissima".

La situazione nel Mediterraneo è ancora critica?

"Purtroppo sì. Quest’estate ci sono state tante partenze, ma anche molti respingimenti e intercettazioni libiche. Le navi delle Ong sono spesso bloccate per fermi amministrativi e non riescono a intervenire. La Mare Jonio ora è in cantiere, ma dovrebbe ripartire a ottobre".

A Cesena avete sostegno?

"Percepisco grande stima. Molti ci sostengono e vengono alle iniziative, poi c’è uno zoccolo duro che organizza eventi e fa banchetti. L’affetto non è mai mancato, nemmeno nelle difficoltà, come quando siamo stati ingiustamente accusati di fare salvataggi a scopo di lucro".

E i detrattori?

"Alcuni non si rendono conto, spesso per disinformazione, della gravità di ciò che accade nel Mediterraneo. La migrazione è una moneta per ottenere voti e ne viene fatta una narrazione tossica. Per noi sensibilizzare e testimoniare è fondamentale".

Si ispira a qualcuno?

"Sembra una banalità, ma a Gino Strada. È il tipo di medico che vorrei diventare. Ma anche a Pietro Bartolo, che ha fatto un grande lavoro a Lampedusa e ora è nel Parlamento Europeo".