LUCA RAVAGLIA
Cronaca

La collina devastata: "Noi fuggiti dal fango, accolti dalla comunità"

La famiglia di Simona Basile è scampata alla catastrofe sulla loro casa isolata "Ci hanno portati a Ranchio: c’era tutto il paese ad aspettarci, in pena per noi".

Simona Basile abita a Ranchio, la frazione di Sarsina che il 16 maggio di un anno fa era diventata un inferno di fango. La notte più lunga, quella durante la quale l’alluvione pareva sul punto di portarsi via ogni cosa, lei, suo marito e i suoi figli di 13 e 17 anni, la passarono in auto, davanti a casa di un vicino, a guardare i pezzi di montagna che si sgretolavano. E’ stato terribile e resterà indelebile. Ma non è davanti a questi ricordi che la voce di Simona Basile, un anno dopo la tragedia, incespica. "La notte passata all’interno dell’auto è stata indescrivibile, vedevamo fiumi di fango correre sulla strada, l’acqua portar via la terra, sentivamo rumori assordanti. Franava tutto, temevamo di perdere tutto. Per fortuna però ci siamo salvati. E allora il giorno dopo sono venuti a prenderci, per portarci al riparo. Pareva che dovessero arrivare in elicottero, poi hanno individuato altre persone che molto più di noi rischiavano la vita e così sono andati da loro. Da noi sono venuti a piedi, scortandoci tra boschi sfregiati, tratti di asfalto distrutti, fango e melma ovunque, sotto l’acqua, con un paio di borse nelle quali avevamo raccolto il minimo indispensabile. Così dalla nostra zona, più isolata e terribilmente a rischio, abbiamo raggiunto l’abitato di Ranchio".

E’ qui che Simona Basile smette di raccontare. Prende fiato, la voce si incrina. E’ l’emozione più forte. E anche la più bella. "Siamo arrivati in paese, eravamo stravolti, avevamo paura. Ed è successo l’incredibile: ad aspettarci, c’era tutta la comunità, che era in pena per noi. Ci sono corsi tutti incontro, accogliendoci con uno spirito che nessuna parola può descrivere. E’ questa Ranchio".

E’ questo il motivo per il quale Simona Basile, suo marito Antonio Albano e i loro figli hanno deciso di restare, anche ora, un anno dopo, anche se la casa nella quale vivevano in affitto è ancora inaccessibile per via degli enormi danni riportati. "Ci siamo trasferiti in un’altra abitazione a poca distanza. Ad andarcene non ci pensiamo proprio. Anche perché nel frattempo le cose stanno migliorando. Sono stati fatti tantissimi lavori sulle strade e lungo gli argini del fiume, ora le vie di comunicazione sono state ripristinate e ci sentiamo più sicuri. Anche se, ogni volta che inizia a piovere, è impossibile tenere a bada i brividi". Erano stati giorni senza luce e senza acqua per tantissimi, così la comunità aveva deciso di fare quadrato nei locali della Pro Loco, facendo confluire tutto il cibo che ognuno aveva in dispensa. Si cucinava e si mangiava tutti insieme, andando di persona a portare il cibo a casa di anziani e malati che non potevano muoversi. "Io stessa ho fatto la mia parte in cucina - riprende Basile - rapita davanti allo slancio di generosità di tantissime persone che dalla Romagna e non solo hanno raccolto fondi e risorse da devolvere a noi. Su tutti vorrei citare i Tartufai dell’Alto Tevere, che sono stati davvero incredibili".

Basile e altre due abitanti della zona hanno poi fondato l’associazione ‘Ranch’io’ che insieme alla Pro Loco sta continuando a fornire aiuti. Questa sera alle 20 per esempio al centro culturale è stato organizzato un incontro con un gruppo di psicologi per affrontare il tema dei traumi emotivi sorti in quei giorni.