La ’Lotta di classe’ del giovane Mussolini

Tra il 1910 e il 1912 l’emergente leader dei socialisti fu di casa a Cesena dove dirigeva il periodico con uno stipendio di 125 lire al mese

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Il giovane Mussolini fu quasi di casa a Cesena nel triennio 1910-12. Il 5 novembre 1911 il giornale socialista “Il Cuneo” cessava le pubblicazioni per essere assorbito dal periodico provinciale “La Lotta di Classe” diretto dal giovane ed allora emergente leader dei socialisti intransigenti, Benito Mussolini: aveva scelto lui stesso il titolo del giornale di quattro pagine di cui era direttore, redattore e correttore di bozze: stipendio di 125 lire al mese. Tuttavia, al memento della fusione dei periodici lo scatenato direttore era momentaneamente fuori gioco: era in prigione, insieme a Pietro Nenni (allora repubblicano), colpevoli di aver orchestrato nell’estate precedente a Forlì due giorni di tumulti e sommosse popolari contro la partenza dei militari per la Libia. Condannati a un anno di galera: pena dimezzata in appello per Mussolini. Quando esce ha l’aureola del martire. il pedigree da rivoluzionario Mussolini ce l’aveva già: espulso dalla Svizzera come pericoloso anarchico nel 1904, altra espulsione dal Trentino (che allora era ancora sotto l’Austria). Il Mussolini di quel periodo è socialista internazionalista, antimilitarista, antinazionalista, anticlericale.

Userà la “Lotta di Classe” come cuneo per le sue battaglie contro l’ala riformista e legalitaria del Partito Socialista diventandone un personaggio nazionale come capo dei socialisti romagnoli. Già nel 1910 aveva tenuto diverse conferenze e comizi a Cesena. I suoi comizi facevano epoca: oratoria a scatti, telegrafica, lapidaria. Uso sapiente del linguaggio del corpo e delle pause. Allora la gente andava ai comizi come a teatro: con Mussolini lo spettacolo era assicurato, era un teatrante nato, un fascinatore. Una delle sue specialità era dimostrare ”scientificamente” l’inesistenza di Dio. Brandendo dal palco l’orologio tuonava: "Dio, se ci sei ti do cinque minuti per fulminarmi". Attesa silente con occhiacci verso il cielo e mascella fremente. Passati i minuti commentava: “avete visto?”: clap clap, applausi. il 3 maggio 1914,quand’era sulla cresta dell’onda socialista (sarà poi espulso dal partito nel novembre 1914 per le sue capriole giornalistiche e politiche: dalla neutralità all’interventismo in guerra) parlando al Teatro Comunale di Cesena Mussolini prometteva fieramente: "se fossi fatto idolo, mi demolirei da me" (lasciamo i commenti all’intelligenza dei lettori). Furono i compagni cesenati , in occasione della nomina di Mussolini a direttore dell’”Avanti” nel dicembre 1912, ad acclamare Mussolini quale “nostro duce intemerato”. La parola duce, condottiero, faceva parte del linguaggio socialista, così come i “Fasci dei lavoratori”, quelli famosi del 1892 in Sicilia, le lotte per la ripartizione delle terre. Simboli rossi che poi Mussolini, disinvoltamente, metterà a base della liturgia nero- fascista. Aveva probabilmente ragione Nenni, che Mussolini lo conobbe bene, quando scrisse: "Tra lui e il mondo dei borghesi vi era un abisso… Plebeo era e pareva volesse restare, ma senza amore per le plebi. Negli operai ai quali parlava non vedeva fratelli, ma una forza, un mezzo del quale servirsi per rovesciare il mondo" (da “Vent’anni di fascismo”, di Pietro Nenni).

Gabriele Papi