"La mia Mirandolina con la tuta bianca"

Domani sera ’La Locandiera’ chiude la stagione del teatro Moderno di Savignano. Tindaro Granata nei panni del marchese

"La mia Mirandolina con la tuta bianca"

"La mia Mirandolina con la tuta bianca"

Una frizzante e innovativa versione de "La Locandiera" di Carlo Goldoni, domani alle 21, al Teatro Moderno, chiude la stagione di spettacoli a Savignano sul Rubicone che, fra intrattenimento, riferimenti alla storia cittadina, teatro contemporaneo e per le famiglie ha registrato ogni volta il sold out. A portare in scena il testo scritto dal commediografo veneziano nel 1753, è la compagnia "Proxima Res", di Tindaro Granata, il quale, con Angela Dematté ne ha curato l’adattamento, per la regia di Andrea Chiodi. La trama ha per protagonista Mirandolina (Mariangela Granelli), locandiera fiorentina bella, furba e molto corteggiata da clienti fissi, sia di vecchia ma spiantata nobiltà come il marchese di Forlipopoli, che di blasone più recente quali il ricco conte d’Albafiorita. Ma, quando alla locanda giunge il misogeno cavaliere di Ripafratta, Mirandolina si picca di farlo innamorare; raggiunto lo scopo, la fanciulla sceglie di sposare il sottomesso Fabrizio, suo cameriere, conservando così libertà e indipendenza.

Tindaro Granata, lei interpreta il marchese di Forlipopoli. Oggi, a chi paragonerebbe questo emblematico personaggio?

"Di figure come quelle del marchese ce ne sono a bizzeffe: tutti quelli che vogliono far parte di uno star sistem che non gli appartiene, coloro che come dice il marchese stesso ‘offrono protezione’ in virtù di privilegi nobiliari ormai senza valore; quelli che esibiscono una finta modestia, che dicono e non dicono. Il marchese è una macchietta che si rende ridicola per i regali taroccati e per l’impari competizione che ingaggia con l’arricchito conte d’Albafiorita, che fa doni costosi ma di pessimo gusto".

Un gioco di illusioni e delle parti.

"Vero. Accettando la corte dell’uno e dell’altro Mirandolina fa in modo che i clienti continuino ad alloggiare nella sua locanda e a pagare la pigione, nella speranza di essere i prescelti, quindi è lei che conduce il gioco tant’è che il regista Andrea Chiodi ne dà una versione di don Giovanni in gonnella. Anzi, è Goldoni stesso nel divertente ultimo libro Memoires che scrive a Parigi, a definire effeminate quelle debolezze verso le donne che riscontra in certi uomini, e a trovare maschili quei caratteri femminili dominanti, per cui anche nella nostra versione della commedia ci sono attrici che interpretano anche ruoli maschili e viceversa".

I personaggi interagiscono in scena con bamboline in legno in miniatura. Che funzione hanno?

"E’ ancora un riferimento ai Memoires, e sono proprio io, in apertura di spettacolo, a raccontare l’incipit, ovvero che Goldoni da bambino giocava al teatro con delle piccole poupettes, fino a comprendere che non bastava più un canovaccio, ma era necessario un testo. Quindi il regista ha immaginato che gli attori potessero proprio interagire con il mondo dell’infanzia di Goldoni e dialogare con piccole bambole che rappresentando i rapporti tra i personaggi".

La scenografia ruota attorno ad un grande tavolo.

"Un tavolo da gioco e da pranzo insieme: è manifesto quel che avviene sopra, mentre sotto è ciò che succede quando i protagonisti sono idealmente nelle loro stanze o in cucina".

Indossate costumi d’epoca?

"Curiosamente tute bianche da schermidori con aggiunta di bustier e sottogonne, a simulare le schermaglie amorose e caratteriali della vicenda. Le parrucche sono stupendamente create con rafia da Margherita Baldoni".