La miracolosa medicina della speziale

Il 18 luglio del 1461 Girolamo Rossi presentò in grande stile ’la triaca di Andromaco il Vecchio’, un antidoto contro ogni veleno

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[Segue dalla Prima]

La addobbò solennemente di “drappi di seta, corami d’oro, pitture di illustri medici del passato” e fece allestire davanti ad essa uno “steccato”, un palco con sede di velluto per le autorità cittadine e il collegio dei medici di quel tempo. Per il popolo curioso posti in piedi: l’importante era che tutti potessero vedere, dal vivo, la sua farmacopea, cioè l’arte di preparare i farmaci. Assoldò inoltre un buon scrivano per la redazione di una pubblicazione celebrativa (di cui riproduciamo la copertina) da far circolare anche nelle città vicine, in modo di ampliare la sua clientela. Ma torniamo alla triaca, o teriaca: cosa diavolo era? La parola viene direttamente dal greco antico e significa appunto antidoto, contravveleno. Al tempo di Girolamo Rossi eravamo ancora avanti l’alba della moderna medicina: facevano sacro testo gli autori antichi. Ad esempio, una delle ricette della teriaca era fornito da Plinio, nella sua “Storia Naturale” (capitolo XX): un bizzarro cocktail di una grande quantità di ingredienti tra erbe officinali e pozioni arcane: e come tale ritenuta un toccasana universale. Che la teriaca abbia colpito l’immaginario popolare lo dimostra la sua traduzione in dialetto romagnolo: “tarièga”. Un termine che è uscito di scena, ma che è ancora presente nei dizionari romagnolo- italiano, insieme ad un antico detto dialettale che racconta in modo colorito la diffidenza popolare sull’efficacia reale di quella “medicina”, peraltro assai costosa: “ e’ dutòr Tariega e’ midghèva e’ bus de cul par una pièga” (il dottor Tariega medicava l’orifizio anale come fosse una piaga)… In ogni caso, le vicende di ieri vanno sempre rilette con la mentalità di quel tempo, per quanto possibile. Oggi, ad esempio, possiamo sorridere ma non troppo circa l’efficacia di antidoti miracolistici. Basti pensare alla vivace presenza sui pascoli incontrollabili di Internet di moderni stregoni, lestofanti, ciarlatani sempre a caccia di clienti creduloni e sprovveduti cui spacciare rimedi inverosimili e truffaldini anche nel delicato campo della salute. Un gustoso esempio recente, in salsa cesenate. Un’amica farmacista si è sentita richiedere un misterioso farmaco, sconosciuto ai prontuari. Incuriosita, ha chiesto alla cliente dove l’avesse pescato: su Internet, ovviamente. Verifica sui motori di ricerca: si trattava, nientedimeno che, di un presunto “riparatore del DNA”, l’elisir della giovinezza. Commento della farmacista: “interessante. Oggi, un moderno Faust non dovrebbe più vendere l’anima al diavolo in cambio dell’eterna giovinezza e dell’amore di Margherita. Gli basterebbe scaricare l’app”. Così è, se vi pare.

Gabriele Papi