La nostra storia tra caciara e dimenticanza

Pensiamo allora alla fortuna di avere discipline che per statuto si occupano della conoscenza del passato, come la Storia e l’Archeologia, e all’insensatezza di talune reazioni di fronte allo scavo, quando anziché esultare per l’opportunità prevale il fastidio per l’interruzione dei lavori, per gli imprevisti ritrovamenti, per gli aumentati costi realizzativi. E che saranno mai una pietra, il millesimo coccio, l’ennesimo mattone? Ecco, già questa domanda introduce subdolamente un pericoloso pregiudizio, che magari alberga proprio nell’infinito parlar di beni culturali, alla fin fine più tollerati che promossi davvero con larghezza di vedute e di risorse. Se ci guardiamo attorno, non è forse palese che l’investimento culturale appare oggi il più urgente? Oggi possiamo registrare un’aumentata sensibilità civica in materia, anche se talvolta il destino di un bene culturale finisce subito in caciara anziché in silenziosa, ponderata riflessione e poi in pacato dialogo. Altrimenti si corre il rischio di confondere memoria e feticcio, realismo e utopia, con tempeste che nascono nell’immediatezza della circostanza per presto morire negli sbadigli soporiferi della non conoscenza e della dimenticanza; non mancano istruttivi esempi: dal voler mantenere le tracce (!) del carrarmato disceso dalle Scalette nel 1944 alla battaglia per quattro piante, mentre si attua la sommersione cementizia dell’areale di San Francesco, la più antica, grande e nobile chiesa urbana, testimone della storia cristiana, della gloria malatestiana e di una stagione cui dobbiamo la buona fama di Cesena (era proprio così inverecondo e dispendioso conservare in superficie la traccia del suo perimetro?), mentre ex abrupto nel pieno canicolare spunta l’ex lazzaretto (ignoto ai più) e giù pareri. Intanto gli storici lavorano in silenzio e fanno progredire la conoscenza del passato: dopo la fruttuosa stagione delle grandi opere (Storia della Città e della Chiesa, edizione delle Fonti maggiori, tutto finanziato da Cassa di Risparmio e Fondazione), è l’ora delle indagini settoriali che, ancorate ai documenti, dilatano e approfondiscono. Che cosa li spinge a un mestiere poco glorioso, per nulla redditizio, spesso mendicante e rompiscatole agli occhi di chi invece li dovrebbe anticipare in sostegno e supporto? Potrebbero rispondere con parole di sant’Agostino (De Trinitate, 9,1,1): "Noi cerchiamo nel desiderio di trovare, e troviamo nel desiderio di cercare ancora". E direbbero la verità.

Marino Mengozzi

direttore ufficio diocesano

Arte Sacra e Beni culturali