ADA GRILLI*
Cronaca

Le altre ‘notti rosa’. L’aurora boreale ha incantato la Romagna. Ma non è una novità

Il fenomeno originato dal sole affascina da sempre gli uomini, ne fu testimone anche Giovanni Pascoli nel 1870 e ne trasse una poesia. E la avvistò a Venezia anche Galileo Galilei.

Le altre ‘notti rosa’. L’aurora boreale ha incantato la Romagna. Ma non è una novità

Le altre ‘notti rosa’. L’aurora boreale ha incantato la Romagna. Ma non è una novità

Le notti rosa in Romagna, non hanno a che fare solo con le donne e con gli aperitivi interminabili sulla costa fino alle ore piccole. Ora lo si è capito. Hanno a che fare invece e soprattutto con i cieli colorati di rosa e di porpora che la natura ogni tot anni ci regala. E così l’”aurora boreale” è entrata nel lessico dei romagnoli, i nottambuli che l’hanno vista per primi, in persona, a occhio nudo, in spiaggia e in collina, e tutti coloro che di notte dormono e di giorno leggono le notizie sui social. E poco ci manca che le abbiano dato una denominazione in dialetto romagnolo!

Ma perché si è vista venerdì 10 maggio e solo quest’anno? E perchè è durata così poco? E nelle altre regioni e paesi fino a dove? Può essere pericolosa? E quando la rivedremo?

Vediamo di capirci qualcosa, in estrema sintesi. L’aurora boreale non è un’ “alba anticipata” o un tramonto tardivo. Non è insomma la luce del sole, ma ha origine sul sole. La luce è provocata dallo scontro dei gas che fuoriescono dal sole (protoni ed elettroni) con l’ossigeno e l’azoto dell’atmosfera. Quei gas circa dieci giorni fa sono stati espulsi in enorme quantità dalla corona solare, come dal cratere di un vulcano, e hanno viaggiato a velocità straordinaria fino a poco oltre la nostra atmosfera. Lì, nell’impatto con ossigeno e azoto e guidati da forze magnetiche verso le aree più a nord e più a sud dei due emisferi terrestri, hanno formato le aurore, boreali quelle a nord, e australi quelle a sud. La stagione, il caldo, il freddo non c’entrano niente. Erano eccezionalmente potenti questa volta e si sono allargate fino alle nostre latitudini, Romagna compresa, ma anche oltre, spinte dal quel “vento solare” veloce e denso di protoni ed elettroni.

Non è la prima volta che succede in Italia e negli altri Paesi europei (ma anche negli stati americani). Si era vista anche nel 2003 e prima ancora nel 1938 quando fu vista a Napoli spaventando la popolazione che la credeva un incendio lontano e in Germania scatenò previsioni di guerra (e infatti…). E la vide Giovanni Pascoli nel 1870 a Urbino quando aveva 21 anni e ne scrisse anni dopo una bella poesia. E in un passato più lontano l’aveva avvistata a Venezia (nel 1605 e 1607) Galileo Galilei che la chiamò appunto “aurora borealis” e Alessandro Volta che l’aveva erroneamente interpretata come fenomeno elettrico (“inclino sì a credere, ma non lo tengo per certo, che le Aurore boreali sieno in tutto o in gran parte giuoco dell’Elettricità). Ma l’aurora più eccezionale che mai sia stata registrata fu la superaurora del 28 agosto 1859, uno spettacolo e durato un’intera settimana. La parte luminosa circondava completamente il Polo Nord e ancora il 2 settembre si estendeva su questo emisfero, verso sud fino a Cuba e verso nord fino a una distanza infinita.

Paure questo fenomeno ne ha sempre ispirate. Cosa potevano essere? Marziani? Incendi? Madonne con messaggi terrificanti? I giornali hanno riportato interpretazioni e paure delle epoche passate, che rasentavano la superstizione. E un po’ di verità c’era comunque. Le aurore infatti si producono in concomitanza di tempeste geomagnetiche che possono essere molto forti e provocare disturbi nelle reti elettriche, nella navigazione satellitare e anche della salute di noi umani, soprattutto di chi lavora nei cieli, alias piloti e personale dei voli.

In Romagna più che paure si sono registrate battute. Si sa, la gente dalle nostre parti è burlona di natura e dunque nei giorni passati i commenti ironici sul fatto non si sono risparmiati. “Basta andare a vederla in Norvegia Islanda Svezia e Finlandia! Venite voi stranieri adesso in Romagna a godervi un’aurora boreale con una bella piadina e un gelato in mano!” Già, se non fosse che le probabilità di vederla alle latitudini alte è quasi quotidiana, tempo sereno permettendo, mentre da noi, se va bene, ogni vent’anni e senza regolarità. E poi al nord l’aurora danza, crea forme curiose, è prevalentemente verde e porpora e può avere un grado di luminosità molto più alto, tant’è che i nomadi in passato seguivano le migrazioni delle renne alla sola luce delle aurore boreali! Certo quest’anno il ciclo delle macchie solari (e dunque le eruzioni di gas dalla corona) era al suo apice, ma di cicli undecennali ce ne sono stati tanti e mai si era vista a memoria d’uomo un’aurora così bella.

Comunque al di là delle battute, i cesenati e i forlivesi dovrebbero avere ormai anche discrete conoscenze sul tema, dato che poterono partecipare, solo due anni fa, ad una bella Mostra divulgativa alle Pescherie Vecchie, e qualche anno prima a una conferenza al Palazzo del Capitano organizzata dagli Amici della Malatestiana. Mentre a Forlì ci fu un seguitissimo ciclo di tre serate in piazza “Sogni Artici”(produzione di Officina Eventi di Leading Edizioni, Venezia, www.leadingedizioni.it).

E per finire domani alla Libreria Ubik di Piazza del Popolo, appena una settimana dopo l’aurora del 10, anche i bambini potranno godere di un approccio speciale al fenomeno con un laboratorio interattivo. Da raccontare tra 10-20-30 anni a figli e nipoti come una luce rossastra, che pareva il riflesso di un poderoso incendio avvampante.

* giornalista e studiosa di aurore polari