L’incubo del nuovo digitale terrestre "Possibili disagi almeno per un altro mese"

Problemi per la risintonizzazione dei canali in alta definizione. Il Corecom: "Ma spesso gli utenti possono risolvere in autonomia"

di Luca Ravaglia

La vita è fatta di poche certezze e tante incognite. Un po’ quello che succede a chi agguanta il telecomando lasciandosi scivolare sul divano: "Oggi riuscirò a vedere la tv?". In effetti nonostante siano passati più di 40 giorni da quell’8 marzo che rappresentava (l’ennesima) rivoluzione copernicana nel mondo delle frequenze del piccolo schermo, ci sono ancora utenti costretti a navigare nel limbo di una ricezione non ottimale. Tanto più che il Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni, precisa che potrebbe essere necessario anche un altro mese abbondante prima della definitiva normalizzazione. Serve prima di tutto fare chiarezza su quali possono essere i tipi di disservizi, che si dividono prevalentemente in due categorie: quelli legati a un apparecchio troppo vetusto che non è in grado di ‘gestire’ l’alta definizione e che dunque non consente ai suoi possessori di sintonizzarsi sui canali desiderati e quelli legati a ben più semplici problemi di scelta della giusta configurazione. Riguardo a questo secondo aspetto, il tema più eclatante emerge quando, scegliendo Rai 3 per sintonizzarsi sul tg regionale, con stupore – a volte smarrimento – ci si trova costretti a fare i conti con gli ultimi aggiornamenti di quanto accaduto in Lombardia piuttosto che in Veneto. In questo caso la televisione non ha nulla che non va e non deve dunque essere sostituita o integrata col decoder, ma basta riavviare la sintonizzazione automatica dei canali, tramite un apposito tasto sul telecomando che apre un menù sullo schermo. L’operazione dura una manciata di minuti, al termine dei quali sul monitor appaiono delle opzioni tra le quali l’utente è chiamato a scegliere per ogni ‘sovrapposizione’ di canale. Sulle reti nazionali nei fatti le differenze sono quasi impercettibili, mentre ovviamente in tema regionale le cose cambiano. Ma niente panico: basta osservare le opzioni offerte, nel caso specifico in relazione a Rai 3, scegliendo quella relativa all’Emilia Romagna. E il gioco è fatto.

"In effetti - spiegano da Cna – soprattutto nella prima fase del cambio di frequenze, le richieste che hanno ricevuto i tecnici impiantisti sono state superiori rispetto a quelle preventivate e sono arrivate prevalentemente da parte degli utenti meno avvezzi a relazionarsi con le nuove tecnologie i quali, magari pur avendo acquisto nuovi modelli di televisioni compatibili con gli standard richiesti, si sono trovati in difficoltà in fase di aggiornamento. D’altra parte gli addetti ai lavori si sono presentati pronti all’appuntamento, grazie anche una serie di corsi formativi dedicati allo specifico argomento". In questa fase dunque a creare problemi di incompatibilità sarebbero soltanto le tv particolarmente datate (con almeno dieci anni – anche abbondanti - di ‘vita’ alle spalle), mentre gli altri impianti non necessitano sostituzioni o integrazioni di decoder. Fino a quando? Almeno fino a fine anno, perché nel 2023 potrebbero essere necessari ulteriori interventi. Con la consapevolezza che nel settore delle nuove tecnologie le evoluzioni sono costantemente dietro l’angolo. Anche per questa ragione da mesi molti i consumatori si stanno orientando sulla sottoscrizione di particolari pacchetti di assistenza della durata di almeno un anno, che mettono al riparo da imprevisti non soltanto nel momento dell’acquisto e della prima installazione, ma anche in caso di problemi futuri.

"Il periodo di maggior apprensione da parte degli utenti - chiude Antonio Rosata, antennista cesenate – è ormai alle spalle ed era coinciso soprattutto coi primi giorni di marzo, quando era entrato in vigore il cambiamento. L’effetto psicologico si è fatto sentire, ma per fortuna non abbiamo mai registrato criticità particolari. E ora la situazione si sta normalizzando".