Magistrati in sciopero contro la separazione delle carriere

Domani, lunedì, non ci saranno udienze in tribunale a Forlì e nella maggior parte dei tribunali italiani perché l’Associazione Nazionale Magistrati (una sorta di sindacato, anche se i magistrati non vogliono che si chiami così) ha proclamato una giornata di astensione dalle udienze, in pratica uno sciopero contro la riforma del sistema giudiziario che si sta discutendo in parlamento su proposta dalla ministra Marta Cartabia. Due, sostanzialmente, i punti che i magistrati contestano: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, e la valutazione che influirà sulla carriera. E poi i magistrati lamentano di non essere stati consultati per mettere a punto il testo della riforma. Ma il vero rischio per i magistrati è il referendum del 12 giugno, molto più incisivo della riforma Cartabia. Se sarà raggiunto il quorum e vinceranno i sì, i mutamenti dell’ordinamento giudiziario saranno molto più radicali della riforma in discussione.

Secondo i vertici nazionali dell’associazione, le parti della riforma che riguardano la valutazione e la responsabilità disciplinare dei magistrati sono le più negative: "Generano il concreto rischio di limitare, sino ad annullare, l’autonomia e l’indipendenza interna ed esterna della magistratura posta nell’interesse dei cittadini e per la tutela dei diritti di tutti, soprattutto dei più deboli- sostengono i giudici- non è imponendo ‘pagelle’ o brandendo la spada del disciplinare che si può conseguire l’auspicato recupero di autorevolezza della magistratura".

I vertici della sottosezione forlivese dell’Anm (la presidente Ilaria Rosati e il segretario Emanuele Picci, nella foto) annunciano che a Forlì aderiranno allo sciopero tutti i 28 magistrati in servizio che in mattinata saranno presenti nell’aula 117, dove solitamente si tengono le assemblee, per incontrare i cittadini e illustrare i motivi della protesta anche con proiezioni video.