Montiano, le due facce del borgo. Tra Giano bifronte e fake news

Il gonfalone del Comune rappresenta un clamoroso falso storico dovuto a un errata interpretazione del nome

Montiano, le due facce del borgo. Tra Giano bifronte e fake news

Montiano, le due facce del borgo. Tra Giano bifronte e fake news

Storie, spesso inaspettate, dei nomi dei nostri borghi. Di scena oggi c’è Montiano e lo strano caso del suo gonfalone che raffigura una faccia con due volti, ovvero Giano bifronte enigmatica divinità romana. Figurazione dovuta, sei secoli fa, ad una sbagliata interpretazione umanistica che riteneva che il nome del borgo derivasse da Mons Janus, Monte di Giano da cui Montiano. Quando invece il nome di Montiano deriva dal tardo latino “Montilianum” o dizioni simili che significano terra montana dando poi luogo, dopo che la “l” si era consumata nell’uso del linguaggio, a “Montianus” fino all’attuale Montiano. Dunque quel gonfalone è un pittoresco e simpatico falso storico: diciamo simpatico perché la storia è piena , purtroppo, di falsificazioni storiche ben più inquietanti dalla caccia alle streghe e agli ebrei, eccetera, fino alle odierne fake news. Tornando a Montiano, e per non farci mancare niente, c’è un altro colpo di scena storico. Gli antenati abbiano visto a Montiano un gonfalone diverso dall’altra, con un’altra faccia: sempre con due volti, ma uno di maschio e uno di femmina. Nel 1976 usciva sul primo numero della rivista di cultura romagnola “La Piè” una succosa ricerca dell’ autorevole ricercatore cesenate Cino Pedrelli : “Te t’si cume la bandìra ad Muncèn” (tu sei come la bandiera di Montiano), beffardo modo di dire della Cesena di ieri dedicato ai furbetti che parlano in un modo e agiscono in un altro. Non solo Pedrelli riconduceva il nome Montiano alle sue veritiere origini linguistiche, ma ampliava la ricerca sullo stemma. E citava un documento ufficiale del 1851: “Gli stemmi dei Comuni romagnoli raccolti dal Commissario Straordinario Pontificio”, studio araldico di Giovanni Plessi pubblicato nel VI volume degli Studi Romagnoli 1955 (la collezione degli Studi Romagnoli e della Piè è consultabile nella nostra biblioteca). A quel censimento papal- governativo che chiedeva ai Comuni notizie, figure e documenti sui loro gonfaloni Montiano rispose così: “troncato (diviso) d’azzurro e rosso, testa umana con una faccia femminile e l’altra maschile… Sigillo: campo pieno, testa bifronte e corona di Giano…”. E dunque: cambiare forse il gonfalone? Non sembra questo il punto: altri “scudetti” comunali presentano dubbi. Invece, e volendo, questa curiosa vicenda può essere spunto per il sindaco di Montiano Fabio Molari, fervido animatore culturale, d’una iniziativa di tipo nuovo dedicata alle contraffazioni di ieri fino alle fake news di oggi.

Infine, tornando alle origini di Montiano fonti attendibili raccontano che il borgo fu donato dalla contessa longobarda Ingeralda alla chiesa ravennate nell’anno 895 d.C. C’era già - lo sapevano i potenti, non gli abitanti- la Romània (terra dei romani, a dominio bizantino) in contrapposizione dalla Longobardia (terra dei longobardi, Lombardia). Era l’ultimo lembo di terra romana, relitto del potente Impero. Ai tempi dell’Impero la Romagna come regione non c’era. Poi da Romània, sempre passando per il tardo latino Romandiola, nasceva in italiano il nome della nostra Romagna.

Gabriele Papi