Omicidio Cesena, gli amici di Mercato Saraceno. "Era nervoso, avvisammo la madre"

Al bar Gallo con chi conosceva Federico Verdoni: "È uno di noi, gli vogliamo bene. Temevamo che tornasse nel buio: era già successo"

La polizia scientifica in via dell’Orto, la notte dell’omicidio

La polizia scientifica in via dell’Orto, la notte dell’omicidio

Cesena, 13 giugno 2020 -  Sono seduti in cerchio attorno ai tavolini del bar Gallo di Borello, il solito posto dove il gruppo di amici di Federico Verdoni si ritrova a partire dal tardo pomeriggio. È venerdì, alle 17 le sedie sono già quasi tutte occupate, a parte una: quella di Federico. Assente da quando mercoledì sera ha raccontato ai carabinieri l’atto che aveva appena commesso. Per poi accompagnarli nella casa dove viveva con la madre, in via dell’Orto a Bora di Mercato Saraceno, dove è stato trovato il corpo senza vita della mamma Luciana Torri, 64 anni, uccisa con ripetuti colpi inferti tramite un coltello.

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A due giorni dalla tragedia che ha scosso il paese, i volti schivi degli amici del giovane alternano occhiate ostiche rivolte agli sconosciuti a frasi decise che spazzano via ogni dubbio. "Federico non è la persona che tutti hanno pensato che fosse guardando il video divulgato su internet mercoledì sera, subito dopo l’omicidio, che lo ritrae nudo in stato confusionale per le strade del paese" prende la parola il ragazzo al centro della comitiva. "Si è sempre comportato come uno di noi – continua -, come potrei essere io. Anzi, a dire il vero io bevo e fumo, lui no. Tutti sanno dei suoi disturbi psichici, sua mamma Luciana era preoccupata per lui, ma con noi si è sempre relazionato come un ragazzo normale. A parte qualche piccola stranezza che avevamo notato negli ultimi cinque giorni prima della tragedia".

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Lo interrompe chi è seduto un po’ più in là. "Piccolezze, notate perché lo conosciamo da anni". Il gruppo poi continua: "Ultimamente usciva di casa senza indossare gli occhiali da vista anche se non vede quasi nulla senza. Poi dava qualche battuta in più alle ragazze, fatto che non succedeva quasi mai perché è sempre stato un tipo piuttosto taciturno. Socievole e altruista, ma timido. Dato che lo vedevamo più agitato del solito, e conosciamo il suo passato, per precauzione avevamo avvisato sua mamma e lei ci aveva ringraziato dicendo che l’avrebbe controllato di più. Gli vogliamo bene, avevamo paura che ricadesse nel buio come era già successo, quando è stato preso in cura per problemi psichici. Anche se da quella volta non aveva mai più dato segni preoccupanti".

La voce si interrompe e cambia tono. "Federico ama lo sport – racconta una ragazza –, si allenava tutti i giorni nel parco sotto casa e mangiava sano. Si offriva anche di aiutarci con quello che sapeva del campo. È la sua passione, infatti era contento di lavorare in una palestra di San Piero". Ma i ricordi di lui tornano inevitabilmente a quella maledetta sera.

"Mercoledì era qui con noi, ridevamo e scherzavamo come sempre, poi Federico è andato a mangiare una piadina e amici lo hanno accompagnato a casa a presto. Nessuno si sarebbe mai immaginato quello che è capitato dopo". In paese ricordano la madre Luciana con le lacrime agli occhi, chiedendo per lei "la serenità che si merita dopo vicende familiari colme di dolore, a partire dalla perdita del primo figlio". Lei, ribadisce chi la conosceva, era "una mamma con la ‘m’ maiuscola, che viveva per suo figlio Federico e si prendeva cura di lui come meglio poteva". Sapeva come calmarlo nascondendo, con la dolcezza che solo una mamma può avere, la preoccupazione per i disturbi di cui suo figlio era affetto.