Cesena, l'assessore. "No alla movida a numero chiuso"

L’assessore Ferrini contro il provvedimento per la piazza sicura adottato a Ferrara. "L’autoregolamentazione in centro funziona bene"

Giovani a passeggio nella zona della movida cesenate (foto Luca Ravaglia)

Giovani a passeggio nella zona della movida cesenate (foto Luca Ravaglia)

Cesena, 3 giugno 2020 - «La piazza dei giovani a numero chiuso come a Ferrara, con non più di mille persone? Niente di più lontano dalla mia forma mentis e dal mio modo di intendere la valorizzazione della città, e anche da quello della giunta". L’assessore allo sviluppo economico Luca Ferrini (Pri) boccia lo strumento utilizzato dal comune di Ferrara per ottenere la ‘movida sicura’ che nel cuore cittadino ha stabilito nel migliaio il numero invalicabile di ospiti, dei quali quattrocento seduti. Il provvedimento si prefigge di evitare gli assembramenti, da cui anche Cesena si deve difendere, specie quelli notturni fuori dai locali che dopo la riapertura del 18 maggio, complici la attuale curva discendente del virus e la bella stagione, stanno spingendo molti cesenati, specie giovani, verso i locali pubblici. Da varie parti sono arrivate proteste per situazioni in centro di movida pre-covid. «Abbiamo preso accordi chiari con i gestori dei pubblici esercizi – afferma l’assessore Ferrini – e dando loro il suolo pubblico gratuito per i tavolini abbiamo chiesto in cambio che si autoregolamentino in sicurezza, tant’è vero che nel week-end a loro spese pagano vigilantes. Il Comune ha raddoppiato da una a due le pattuglie dei vigili per i controlli. Sono molto soddisfatto di come si stanno rilanciando le piazze Guidazzi e Amendola, e attendiamo la fine del cantiere in piazza del Popolo, per armonizzare l’assetto di tavolini e sedute. Si sta andando nei locali pubblici, nel sostanziale rispetto delle norme; ciò non toglie che a volte si formino capannelli di ragazzi in zone non prospicienti all’ingresso dei locali e anche per questo abbiamo chiesto ai titolari degli esercizi di delimitare le aree loro concesse con fioriere, per meglio circoscrivere fenomeni di non rispetto del distanziamento". Nicola Pozzati è socio titolare del chiosco Savelli in viale Carducci, tra i locali cesenati all’aperto più frequentati. "Ci paghiamo da soli il servizio d’ordine il sabato e la domenica – afferma – e ci siamo dati come regola tra un buon numero di locali di chiudere a mezzanotte e far svuotare i locali senza assembramenti. Qui al chiosco abbiamo installato tavoli con un metro e venti centimetri di diametro che agevolano il distanziamento e facciamo il possibile per mettere a sedere quante più persone privilegiando il servizio al tavolo. L’igienizzazione è meticolosa e abbiamo aumentato il personale per far fronte a tutti gli adempimenti per la sicurezza; abbiamo inoltre installato gli adesivi sulle panchine e tutto il personale si adopera anche in una puntuale comunicazione verbale con la clientela. Va bene che passino anche i vigili, come succede, perché è un deterrente. Noi gestori non vogliamo che si sgarri: se tornasse un’ondata di contagi con nuove chiusure sarebbe un disastro. Quanto alla piazza di Ferrara a numero chiuso, non conosco la situazione di quel centro, ma mi pare un provvedimento poco azzeccato. La situazione si affronta con l’autoregolamentazione e facendo leva sulla responsabilità". Concorda Christian Pagliarani, socio titolare di Acqua Dolce al Ponte Vecchio e del Gordita, altri locali che sono tornati ad essere molto frequentati. «La situazione è sotto controllo – afferma –: tra noi operatori del settore ‘food and beverage’ ci sono momenti di confronto per procedere uniti, lavorando in sicurezza. In queste due settimane la risposta dei cesenati è buona, anche se i livelli di affluenza pre-covid erano altri. In questi giorni, tuttavia, si è capito che si può andare al bar e al ristorante stando bene nel rispetto delle regole. Un occhio in più lo dobbiamo avere sui più giovani, la cui esuberanza tende a volte a farli assembrare".