FRANCESCA SIROLI
Cronaca

"Poche vie intitolate alle donne: un divario da colmare"

L’associazione toponomastica femminile denuncia la diseguaglianza di genere. A Cesena sono solo il 4%, molte le figure religiose

di Francesca Siroli

Tra i tanti ambiti in cui le donne vengono bistrattate in Italia c’è anche quello della toponomastica. Già, perché camminando per vie, piazze e corsi delle città, le targhe con nomi femminili fanno capolino solo di rado. Un divario di genere che si trascina da anni e che fatica a cambiare, come testimoniano le statistiche. "Per modificare l’immaginario collettivo che sottostima l’operato delle donne e ne oscura l’ingegno, è necessario intervenire sui simboli e restituire valore e visibilità pubblica all’agire femminile, spesso occultato dalla storia", afferma l’associazione Toponomastica femminile, nata nel 2012 per colmare questa disuguaglianza. Dal censimento condotto dal suo gruppo di ricerca, formato da oltre trecento associate, risulta infatti che la media di strade al femminile va dal 3 al 5 per cento (di cui trattasi in prevalenza di sante o madonne nelle diverse versioni), mentre quella dei toponimi maschili si aggira sul 40 per cento. Per questo in occasione dell’8 marzo, l’associazione ha nuovamente spronato i Comuni a intitolare le prossime vie a donne, nonché a dotarsi di un regolamento toponomastico che imponga criteri di equità. E a Cesena, com’è la situazione? Nessuna sorpresa. Su circa 1.935 tra vie, piazzali, rotonde e giardini, quelle dedicate a donne sono suppergiù 84, il 4 per cento circa, di cui il 20 per cento sono figure religiose. Quelle intestate a uomini sono all’incirca 718, il 37 per cento. Uno squilibrio giustificato, direbbe qualcuno, dal fatto che in passato a causa delle condizioni storiche e sociali alle donne era in gran parte precluso l’accesso ad arti e professioni. Eppure, in città tra una via intitolata a Giotto e un’altra a Raffaello Sanzio, non si è pensato di dedicarne una anche ad Artemisia Gentileschi, una delle poche pittrici che i manuali di storia dell’arte si ricordano di citare. E se sono giustamente ricordate le italiane che hanno vinto il Nobel (Grazia Deledda e Rita Levi Montalcini), perché non si è omaggiata pure la più popolare tra le pioniere, Marie Curie, che dall’Accademia svedese è stata premiata per ben due volte? Va riconosciuto che nei quartieri di più recente costruzione capita maggiormente di imbattersi in targhe con nomi di donne. Si pensi, ad esempio, alle giornaliste martiri della professione Maria Grazia Cutuli e Ilaria Alpi che a Torre del Moro hanno intestata una strada. Ma di certo si può fare di più, a partire dalla composizione della Commissione toponomastica del Comune di Cesena (rinnovata nel settembre 2019 dalla Giunta Lattuca), deputata alla selezione dei nomi cui dare pubblico merito. Tra gli attuali sei membri con diritto di voto appare solo una donna: l’architetta Antonella Menghi. Gli altri sono il giornalista in pensione Bruno Gabbi, il presidente del circolo culturale ‘Ugo La Malfa’ Africo Morellini, il professore in pensione Franco Spazzoli, il vicepresidente Ausl in pensione Orio Teodorani e l’avvocato Daniele Molinari. Non è un caso che l’associazione intervenga anche su questo punto, auspicando che all’interno di questi gruppi di esperti sia paritaria la componente femminile.

Francesca Siroli