"Portiamo i figli in salvo qui, poi torneremo in Ucraina"

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di Annamaria Senni

Scappano dalle zone di guerra e affrontano giorni e giorni di viaggio per giungere al confine. Tra le tante persone in fuga ci sono anche Olga e Anna, due donne trentenni dipendenti dello showroom di Oikos a Kiev in Ucraina. L’azienda di vernici ecologiche di Gatteo Mare ha aperto un magazzino di vendita di prodotti a Kiev due anni fa, e da quando è scoppiata la guerra anche i dipendenti dell’azienda cesenate sono stati chiamati alle armi e le poche donne rimaste si sono nascoste nei rifugi, uscendo solo per portare cibo e medicine ai militari.

Il destino di Olga e Anna dopo i primi giorni di esitazione, le ha portate entrambe verso i confini dell’Ucraina, seppure in direzioni diverse, la prima verso la Romania e la seconda verso la Polonia. Madri entrambe. La figlia di Olga, quattro anni, ha preso l’influenza e sua mamma non trova medicine per curarla, perché lì sul confine non ce ne sono. Anna è madre di un ragazzino di 15 anni. Entrambe alla fine sono fuggite per mettere in salvo i loro figli.

"Ieri Anna, la direttrice della nostra sede a Kiev, è riuscita a passare il confine e ad entrare in Polonia – ha detto Claudio Balestri presidente di Oikos –. Si fermerà lì qualche giorno e poi arriverà a Cesenatico dove la ospiteremo. Vuole mettere in salvo la famiglia e rientrare in Ucraina come volontaria attiva per aiutare le persone rimaste senza casa. Olga invece non è ancora riuscita ad uscire dall’Ucraina. Si trova quasi al confine con la Romania, le persone in fuga sono tante e per uscire dal paese ci vogliono giorni. Presumibilmente riuscirà a passare il confine nel fine settimana".

Grazie ai numerosi clienti e partners di Oikos, si è potuta creare una rete di aiuti e di soccorso. "Abbiamo clienti in Romania e Polonia che ospiteranno le due donne e le loro famiglie – continua Balestri – e stiamo organizzando il loro arrivo in Italia per la settimana prossima". L’azienda accoglierà le donne in due appartamenti tra Gatteo Mare e Cesenatico.

"Sono dovute fuggire dalla città in cui vivevano perché i bombardamenti erano ogni giorno più vicini. Olga non voleva lasciare la sua terra, con lei c’è anche la nipotina, figlia del fratello che è a combattere a Mariupol. Ha messo tutti in macchina, compreso un cagnolino e un gatto ed è partita, portando con sé anche la madre anziana. Hanno cercato dei rifugi facendo più tappe e sperando che il conflitto finisse, ma giorno dopo giorno hanno visto purtroppo che i bombardamenti, anziché diminuire, aumentavano e hanno deciso di abbandonare il paese. Ho visto le donne in volto, tramite videochiamata, e mentre la preoccupazione e l’ansia erano evidenti nella dipendente che si trova ancora in Ucraina, nel volto della donna arrivata in Polonia si leggeva la tristezza ma anche il sollievo di essere fuori dalla zona di guerra".

Ora la preoccupazione maggiore è per il fratello della donna che si trova a combattere a Mariupol, una delle città più devastate dall’inizio del conflitto. "Olga ha perso il contatto con il fratello che si trova a combattere nella città che è rimasta isolata, Mariupol – spiega Balestri – non riesce a raggiungerlo al telefono e spera che il motivo sia perché nella città non c’è più energia ed è impossibile ricaricare il cellulare e per questo il contatto potrebbe essere isolato. Ma l’ansia è tanta e sale vedendo le immagini di distruzione e di morte che arrivano dalle città ogni giorno".

Le stesse immagini e i video rimbalzano nel telefono del presidente di Oikos, e mostrano uno scenario di violenza e distruzione più forte e toccante di qualsiasi parola.