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Cronaca

"Porto in scena il tabù della morte"

Domani sera al teatro Turroni di Sogliano lo spettacolo di Mariano Dammacco con Serena Balivo

Il regista Mariano Dammacco e l’attrice Serena Balivo

Il regista Mariano Dammacco e l’attrice Serena Balivo

La morte raccontata con leggerezza attraverso la forza di un grande amore. Domani sera al teatro Turroni di Sogliano va in scena ‘La morte ovvero il pranzo della domenica’, spettacolo del regista Mariano Dammacco con protagonista Serena Balivo. L’attrice interpreta una donna adulta che ogni settimana visita a pranzo i propri genitori ultranovantenni, con cui si confronta sul tema della morte. L’opera è candidata al prestigioso Premio Ubu nella categoria nuovo testo italiano. Lo spettacolo, promosso da Sillaba, ha registrato il tutto esaurito.

Dammacco, come nasce lo spettacolo?

"Diciamo che non è frutto di un progetto intellettuale, ma è nato un po’ da sé. Il tema della morte è qualcosa su cui ho preso diversi appunti nel corso della mia carriera, perciò ad un certo punto con Serena abbiamo deciso di farne uno spettacolo".

Cosa accade in scena?

"Lo spettacolo è un monologo in cui Serena incarna questa figlia ormai matura che si rivolge direttamente allo spettatore. Si parla dunque di un racconto in cui i genitori diventano protagonisti grazie ai ricordi della donna, presenti nell’assenza".

Che rapporto ha la protagonista con la sua famiglia?

"Il personaggio di Serena dà tanto valore a questo rapporto, tanto che il grande amore che unisce questi personaggi stona con il ritratto ben più diffuso delle classiche famiglie disfunzionali".

Come mai ha scelto il rito del pranzo?

"Appartiene a tutti ed evoca quell’immaginario di liti tragicomiche con i parenti. In realtà il nostro pranzo della domenica è qualcosa di diverso, l’unica occasione di incontro tra una figlia e i suoi genitori, un confronto su ciò che li attende alla fine della loro vita".

Come affrontate il tema della morte?

"Lo spettacolo segue la regola di Calvino sulla leggerezza, con un linguaggio tragicomico e ironico. Il pubblico solitamente si ritrova a sorridere e divertirsi. È un’occasione per riflettere su argomenti vicini a noi, ma che spesso non riusciamo a trattare. Non si esce abbattuti, ma alleggeriti dopo questo confronto con la morte".

Perché la morte è ancora un tabù?

"Ciò che contraddistingue noi umani è la nostra mortalità. Sin dall’antichità se ne parla con fatica, anche se nella nostra società sta trovando spazio sotto forma del racconto dei crimini. In realtà, però, è una forma di svilimento della morte, che resta ancora un tabù".

Lei e Serena Balivo che progetti porterete avanti?

"Poco dopo la stesura di questo spettacolo, grazie al supporto di ERT abbiamo prodotto ‘Arlecchino nel futuro’, che al momento è l’ultima opera realizzata. Nei prossimi mesi, però, saremo in giro a proporre anche ‘Spezzato il cuore della bellezza’, un nostro spettacolo che ha esordito nel 2020".